Un mix di riflessioni che non sono direttamente collegate con il mondo della comunicazione

Una lacrima sul viso

Oggi sarei dovuto essere a Manerbio (BS) a fare una gara di arti marziali, in particolare una gara di scuola: in poche parole, tutti i praticanti di una disciplina marziale che fanno riferimento ad un unico maestro, si sfidano su delle coreografie note e si premia l’eleganza, l’abilità, l’impegno e molti altri parametri.

Purtroppo la gara è stata annullata per mancanza d’iscritti ed abbiamo così perso una buona occasione per confrontarci e crescere: ritengo in fatti che osservare gli altri, soprattutto coloro che sono meglio di noi, in un qualche campo, stimoli la nostra crescita, interiore o esteriore.

Questa mia convinzione deriva da una passione per Nietzsche e dalla lettura di uno dei suoi testi più famosi, “Così parlò Zarathustra”: nel testo, diversamente da quello che credono i più, si afferma che le diversità tra gli uomini sono il motore della nostra crescita. L’immagine è quella di una scala: sono sul mio piano e, se non ci fosse nessuno più abile di me, vedrei una distersa piatta; ma esistono persone più capaci di me e loro rappresentano un gradino di una scala che mi spinge a voler salire e migliorare per raggiungere il livello di superuomo.

Alcuni hanno interptetato il “superuomo” come una sorta di Superman. Secondo me, invece, questo concetto è da intendersi più come “arrivare a comprendere tutto”, raggiungere uno stato di quiete che possiamo definire con il cinese Wu Chi, assenza di polarità: conosco tutto e niente, sono un’unica entità in armonia con il cosmo.

Questo è anche lo scopo delle arti mariziali tradizionali: raggiungere una perfetta armonia tra se stessi, tra quello che è la nostra componente interna, fatta di emozioni e di cuore, e la parte esterna, composta di razionalità e muscoli. Raggiunto questo potremo iniziare ad armonizzare noi stessi con il cosmo.

Ogni volta che rifleto su questi concetti mi rendo conto di quanto sia lunga la scala e del fatto che dovrei allenarmi di più, in molte attività e che probabilmente non raggiungerò la vetta, ma non per questo mi abbatto: voglio crescere e non rimanere statico