I caduti del mondo



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 3.09.11


Circa sei anni fa, un sabato sera in un pub a Desenzano, parlavo con un amico della guerra in Iraq: lui sosteneva che non ci sarebbero stati problemi, io, invece, cercavo di spiegargli che il problema non era conquistare l’Iraq o l’Afghanistan, ma renderli stabili e “pacifici”. La storia mi ha dato ragione, purtroppo.

In questi giorni i telegiornali c’informano che in Afganistan sono morti sei parà, vittime di un attentato. Dall’inizio del conflitto sono 18 i caduti italiani durante il conflitto; relativamente pochi rispetto ai 5000 americani o agli italiani morti sul lavoro dal 2001 sono circa 1500 l’anno.
Non voglio certo sminuire il dolore delle famiglie per la perdita subita o banalizzare la morte di sei soldati. Vorrei solo ribadire che non è così incredibile: è una guerra.
Pacekeeping è un bel nome, ma rimane sempre un conflitto. Andare in zone di guerra, anche se con l’intenzione di ricostruire o compiere azioni umanitarie, comporta un elevato rischio.
Detesto chi gioisce per le morti come fanno alcuni su FB, ma accio fatica a capire tutte queste manifestazioni d’orgoglio patriottico: sarà che ormai i funerali di stato li fanno a tutti, Mike Bongiorno incluso.
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