Ciao Amra
Diversamente dalle altre mattine degli ultimi sei anni, oggi Amra, mentre io aspettavo d’imbarcarmi a Londra, non si è più svegliato.
Mi ricordo quando sei arrivato, una piccola palla di pelo che non riusciva nemmeno a saltare dentro la sua gabbia e che aveva bisogni di uno scivolo di libri per riuscire a entrare. Le prime volte ha fatto il viaggio verso Bologna in una scatola da scarpe.
Avevi le orecchie dritte e avevamo paura che, anche se eri un ariete nano non sarebbero mai cadute: ad un certo punto solo una è scesa e ricordavi uni aeroplano in virata con un simpatico ciuffo.
Poi il bagnetto che non hai gradito anche se stavi morendo di caldo, il giro al guinzaglio e le pipi sul letto. Non sono mai riuscito a insegnarti nulla, solo a mangiare: non facevi nemmeno la pipi due volte nello stesso posto e non hai mangiato mai del fieno a dispetto del tuo essere coniglio.
Hai conosciuto due bovari, Joulie@ e Blue, e hai giocato con loro e hai rischiato l’infarto quando ti hanno rincorso per il giardino.
Mi è sempre piaciuto spazzolarti e sentire il rumore dei dentini sbattere in apprezzamento, così come i grattini dopo i quali mi leccavi la mano.
Ciao Amra, sull’atlantico adesso c’è qualche lacrima dedicata a te
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