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Un’estate asocial



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 24.08.12

Per tre settimane, durante le vacanze estive,  ho deciso di chiudere quasi del tutto Mac, iPad, iPhone e soprattutto di stare lontano da Facebook, Twitter e da tutti gli altri Social Media (blog incluso): ho voluto formattare il cervello e staccare il più possibile dal mondo digitale per una serie di ragioni e per riflettere sul mio rapporto con la tecnologia. Devo dire che sono state settimane molto positive e che ho deciso di cambiare alcune cose diventando un po’ più asocial.

Un uomo scollegato

All’inizio delle vacanze ho deciso che:

  • non sarei rimasto attaccato ai Social Media durante il giorno (al massimo uno sguardo ogni tanto la sera ma mai più di un’ora) in modo da combattere eventuali dipendenze 1
  • non avrei mai guardato il blog e gli analytics
  • avrei tenuto sempre chiusa la mail (ho cambiato le password e non le ho aggiornate su iPhone e iPad per non cadere in tentazione) e skype
  • Non avrei mai usato Google Reader e le relative app su iPhone e iPad
  • Mi sono concesso l’uso delle app sportive sull’iPhone come unica deroga
  • Avrei messo a posto la casa e lo studio (reduci ancora dal trasloco di gennaio)
  • Avrei letto finito i libri di carta sul comodino prima di passare a quelli digitali su iPad (sempre per non cadere in tentazione)

Ho letto un sacco, sono stato benissimo, ho fatto tanto sport e ho imparato diverse cose

Cambiare il modo in cui lavoro

Alla fine di queste settimane ho capito come diventare più produttivo ed efficace: diciamo che ho scoperto l’acqua calda (ogni cosa che ho trovata è un po’ da #gac).

Partendo da alcune cose che sapevo già sul funzionamento del cervello e provando a sperimentare alcune cose lette nei libri sul time management 2 e sulla gestione dei progetti in generale ho fatto “sperimentazione umana” su me stesso e ho trovato alcune cose che funzionano

  • Senza distrazioni lavori meglio: l’attenzione è una risorsa limitata e ci distraiamo molto facilmente (le cause sono molteplici: principalmente evolutive 3) e quindi tenere la propria scrivania (e la stanza) in ordine aiuta molto a ridurre gli stimoli che possono distrarre. Adesso cerco per quanto possibile di tenere lo spazio in cui lavoro sgombro per la maggior parte del tempo.
  • Senza interruzioni lavori meglio: Il cervello non è multitasking (non credete a chi vi dice che siamo in grado: tutte le ricerche in questo campo dimostrano il contrario e affermano che siamo solo veloci a passare da un task all’altro 4) e quindi concentrarsi su un singolo processo alla volta permette di lavorare meglio e più in fretta: Social Media chiusi, mail chiusa, skype chiuso e finestra a tutto schermo è quello che ci vuole (per me) per riuscire a scrivere o per fare una presentazione nel minor tempo possibile.
  • Sapendo cosa fare lavori meglio: dato che le cose da fare sono sempre tantissime in alcuni casi c’è la tentazione di farsi prendere dal panico (e non fare nulla), di dedicarsi solo alle cose belle (e rimandare per quanto possibile quelle che non ci piacciono) o di dedicarsi subito all’urgente (rischiando di perdere però pezzi di progetto o di attività per strada) mettendo nero su bianco le cose da fare ho razionalizzato il mio approccio. Ho provato parecchie app durante l’anno: grafiche bellissime, sincronizzate in cloud, multidevice. Alla fine ho visto che per me carta e penna sono la cosa migliore del giorno per giorno e un’app per il controllo settimanale o mensile (wunderlist risponde benissimo alle mie necessità).
  • Con un tempo limite lavori meglio: questa è una cosa che non faccio mai, soprattutto con i lavori più difficili e complicati, ma che mi ha dato qualche soddisfazione. Impormi delle deadline per scrivere un post, un testo o fare un certo numero di slide mi costringe (e in qualche modo mi aiuta) a focalizzarmi e ad evitare di distrarmi continuamente (attività nella quale potrei ottenere una medaglia olimpica). Oltretutto in questo modo, dandomi un tempo limite, inizio a fare anche i compiti più noiosi (tanto lo faccio solo x minuti) e poi, perdendomi nel lavoro, li concludo e poi sto diventando un po’ più realista nelle stime.

Diventare asocial

In queste settimane lontane dai Social Media ho potuto vedere con piacere che non salvo vite umane e che il mondo digitale sopravvive benissimo anche senza la mia presenza o le mie interazioni. Ero già consapevole di questa cosa, ma ogni tanto per me è importante ricordarsi (o imporsi di ricordare) che il mondo va avanti anche senza di te, senza che tu abbia letto o condiviso l’ultima notizia del giorno o abbia risposto a tutte le persone che dicono qualcosa di sbagliato in rete.

Ho fatto tantissime cose in queste settimane e il mio tempo (come quello di tutti) è una risorsa scarsa, limitata ma soprattutto preziosa che non voglio sprecare: ho voglia di dialogare, ma non con tutti, ho voglia di spiegare ma solo a quelli che vogliono ascoltare. Non ho le energie, la voglia e il tempo per parlare : asocial è il mio nuovo mantra, essere online non significa dover parlare con tutti 5 (stare lontano dai Social Media è stato un momento di riflessione importante da questo punto di vista).

La mia presenza online è (o meglio, aspira ad essere) una presenza attiva, sia che si tratti di otium che di negotium, in entrambi i casi sono io che devo scegliere di dedicare attenzione ad essa e non subirla passivamente (questa è il concetto che più mi è piaciuto del libro di Alessandra). Da oggi basta con le notifiche, con le interruzioni, con l’ansia del real time, alla fine ho visto che si vive molto meglio e che la qualità del lavoro migliora: ho un sacco di cose da studiare, diverse teorie da incastrare e soprattutto da scrivere. Essendo il tempo limitato dovrò ridurre le interazioni, ma ho visto che sopravvivono benissimo tutti senza 🙂

Adesso sperimentiamo per 30 giorni e vediamo cosa succede.

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Note:

  1. I Social Media (come le mail, gli sms, e le altre notifiche impreviste) danno dipendenza. Queste dipendenze sono legate prevalentemente alla dopamina e al sistema dopaminergico. In generale possiamo dire che l’imprevedibilità dell’informazione stimola in maniera elevata, il sistema dopaminergico e di conseguenza la dipendenza; se poi le informazioni arrivano in piccole dosi queste non soddisfano completamente le aspettative e il desiderio d’informazione non viene soddisfatto appieno, aumentando la dipendenza. Ormai il tema è abbondantemente documentato nella letteratura scientifica. Per approfondire questo tema – Weinschenk Susan M., 100 cose che ogni designer deve conoscere sulle persone, Pearson 2011, cap 52 e 53 – Berridge, Kent e Robinson, What’s the role of dopamine in reward: Hedonic impact, reward learning or incentive salience? Brain Research Reviews, 1998 – Lehrer Jonah, Come decidiamo, Codice Edizioni 2009, cap. 3 e 4
  2. Per quanto riguarda il time management ho letto questo libro, non male, e se siete interessati al migliormanto continuo è ottimo questo video di Matteo Flora 
  3.  l’attenzione (o engagement) è l’allocazione volontaria o involontaria di risorse neurali verso un determinato canale sensoriale. Quest’attenzione è legata alla predazione e ai meccanismi che la regolano: si tratta in maniera prevalente di meccanismi istintivi e non razionali. La quantità di risorse a disposizione del cervello è limitata e se le risorse sono indirizzate verso un determinato stimolo gli altri vengono ignorati – Su questo tema oltre a tutte le ricerche di psicologia, neurobiologia e PNL è interessante l’articolo di Carrabis Joseph, The truth about engagement, 2012
  4. Da molti anni la ricerca in ambito psicologico mostra che siamo in grado di svolgere una sola attività alla volta (un argomento strettamente collegato con le risorse limitate), ma che essendo il nostro cervello in grado di passare molto velocemente da un compito all’altro in alcuni casi vi è l’illusione di poter fare più cose contemporaneamente (un’esempio particolarmente noto di questo fenomeno e dell’attenzione selettiva è in questo video). L’unica eccezione è legata ad attività fisiche che diventano automatiche (e quindi non richiedono attenzione e risorse mentali per essere svolte). Su questo tema: Heyman Ira, Did you see the unicycling clown? Inattentional blindness while walking and talking on a cell phone, Applied Cognitive Psicology, 2010 – Eyal Ophira, Clifford Nassb and Anthony D. Wagnerc, Cognitive control in media multitasker, 2009
  5. Per natura tendo a voler correggere tutte le inesattezze come in questa vignetta. È un’attività che consuma troppo tempo e che non mi soddisfa
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