Due parole sulla sperimentazione animale



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 19.09.13

Oggi è una giornata un piuttosto importante per chi ama la ricerca: medici, ricercatori e veterinari scenderanno in piazza per protestare contro le modifiche (peggiorative) della 63/2010EU sul tema della sperimentazione animale. Seguo ormai da molto tempo la discussione legata alla sperimentazione animale (SA): con una biologa in casa è abbastanza difficile non affrontarla (sono ormai almeno 12 anni che svisceriamo questo e altri temi simili). La questione non è banale, anzi, ma ci sono certe domande che vorrei non leggere più.

La Sperimentazione Animale è affascinante (ed ha catturato il mio interesse) perché buona parte dei miei studi si basa sui risultati che da essa provengono e soprattutto si tratta  di un tema di comunicazione.

Sono temi di comunicazione  ad esempio la campagna “stopvivisection”: esiste la vivisezione oggi? Il termine è corretto? Il mondo della ricerca è davvero contrario?  La riposta non è banale o meglio è relativamente semplice, ma per essere dimostrata sono necessari sforzi e competenze non indifferenti (come ben spiegato a livello generale in questo post).

Sono un tema di comunicazione le campagne LAV, le immagini usate (spesso false) per propagandare le condizioni degli animali, le malattie e le tipologie degli esperimenti.

Sono un tema di comunicazione i blog che gridano alla cospirazione delle big pharma, le pagine Facebook dove si parla di scienza in maniera impropria e dove si vorrebbe gettare alle ortiche il metodo.

È un tema di comunicazione l’attività di AlmoNature che decide di sostenere il referendum stopvivisection e poi analizza il tema 1.

Il tema quindi è molto legato a come le cose si dicono, a che cosa viene detto e a cosa vogliono dire metodo e modello.

Ho preparato quindi una carrellata di domande e risposte

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[toggle title=”Che cosa è un modello?“]Un modello è una rappresentazione semplificata di un elemento: non è una rappresentazione perfettamente fedele ed esatta, ma qualcosa che ci permette di interagire, osservare e studiare qualcosa di più complesso. Dire quindi che “il modello non rappresenta la realtà” è vero, ma è insito nello stesso concetto di modello.  [/toggle]

[toggle title=”Che cosa vuol dire dimostrare?“]Se io voglio fare un’affermazione devo far vedere, al di fuori di ogni dubbio, che quello che  ho fatto è la causa di una determinata risposta. Il fatto che i due elementi sembrano correlati, o che magari lo siano, non indica che ci sia un nesso causa – effetto.

Se la semplice vicinanza di elementi fosse vera la cioccolata farebbe vincere il nobel e il cibo bio provocherebbe l’autismo (non è così per fortuna)

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[toggle title=”Mi hanno detto che.. . ho visto un video, link, blog“] No, quello che si vede online deve essere sempre preso con le pinze e trattato con estrema attenzione. Il fatto che qualcuno abbia scritto qualcosa online non lo rende automaticamente vero  o degno di fiducia.

Molto spesso anche gli stralci devono essere valutato con attenzione: succede spesso che quanto si parli di SA arrivino commenti con tonnellate di materiale copiato e incollato. Tuttavia le persone che leggono quanto c’è scritto e che leggono gli articoli originali è limitato.

Uno dei casi più tipici di questo fatto è il seguente: “Genomic responses in mouse models poorly mimic human inflammatory diseases.”   che viene citato e descritto come “i topi danno risultati casuali legati alle malattie umane”. Se andiamo a prendere l’articolo (ma basterebbe solo il titolo) vediamo che si sta parlando solo delle infiammazioni e non di tutte le malattie.

Oltretutto è uno degli stessi autori a scrivere “We’re not saying don’t use animal models, but we need to recognize that simple model systems do not reproduce complex human disease, (“Non diciamo che non bisogna usare modelli animali, ma dobbiamo riconoscere che i modelli semplici dei sistemi non riproducono per intero la complessità delle malattie umane”).

Distinguere che cosa è valido da cosa non lo è, non è una operazione semplice:  bisogna andare a leggersi tutti i documenti (non solo gli stralci), avere accesso alle fonti (non sempre disponibili), conoscere i termini specifici (a volte ostici). Non è banale e richiede un sacco di tempo.

Se volete qualcosa di “semplice” sulla risposta del topo alle infiammazioni c’è questo articolo [/toggle]

[toggle title=”Vivisezione e sperimentazione animale sono uguali?“] Anche se vengono usati come sinonimi, la vivisezione (letteralmente) indica il taglio di tessuti in vivo. Da questo punto di vista mio fratello è stato vivisezionato (operazione al ginocchio) ed anche mia madre (menischi).

Tuttavia spesso si usa per indicare esperimenti in cui un animale viene dissezionato vivo (probabilmente è colpa di Dylan Dog) in assenza di anestesia provocando dolore e sofferenze inutili per il puro piacere sadico di farlo.

La sperimentazione animale invece indica tutti i casi in cui viene impiegato un animale per una certa ricerca: è quindi un insieme molto ampio ed eterogeneo. Oltretutto, vivisezione, è un termine che non si usa per il semplice fatto che non dice nulla sull’esperimento e su come è stato condotto (cosa che deve essere meticolosamente riportata nei paper di ricerca).

Se andiamo a vedere la legge (partendo da quella del 1992) la vivisezione (intesa come dissezione in vivo provocando dolore gratuito e non motivato all’animale) è vietata, questo elemento è stato ampliato e reso ancora più stringente nella 63/2010 EU. [/toggle]

[toggle title=”Mi hanno detto che la 63/2010 EU… “]Nel dubbio vai a leggere quello che dice la norma: è semplice e non lascia molto spazio ai fraintendimenti. Bisogna leggere tutte le notizie con un discreto grado di diffidenza e andare a vedere che cosa dicono le fonti originali (leggendole tutte, non a sprazzi)[/toggle]

[toggle title=”Ma ci sono scienziati che dicono che… “]In Italia abbiamo alcuni personaggi (sono sempre gli stessi) che sostengono che la vivisezione (secondo loro sinonimo della SA) sia inutile. Tuttavia non dicono come si potrebbe fare senza e non si occupano di fare ricerca.

Consiglio di leggere quindi alcune domande fatte a queste persone e gli articoli che sono usciti su Almanature:

Se guardate noterete che ci sono un sacco di veterinari: il benessere dei nostri compagni a quattro zampe passa dalla sperimentazione animale.

Se andiamo a vedere il mondo della ricerca solo il 2.6% è contrario e lo 0.7% fortemente contrario: la SA non è un tema controverso quindi nel mondo scientifico

Schermata 2013-09-19 alle 12.13.15 PM

 

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[toggle title=”Perché dici che la norma è peggiorativa per la ricerca?“]Non sono io a dirlo, è il mondo della ricerca (qui ad esempio solo uno degli esempi di appello fatto da persone che in quel mondo sono immersi tutti i giorno) e sul perché penso che questo video riesca a spiegarlo in modo molto più efficace di quanto potrei fare io a parole

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[toggle title=”Non siamo ratti da 70kg“] Questa cosa è piuttosto nota ed è altrettanto vero che non siamo piastre di petri da 70kg. Vale quanto detto sopra per i modelli.[/toggle]

[toggle title=”Ogni anno vengono ritirati migliaia di farmaci che hanno passato i test, non è la prova che è inutile la SA?“]Grossomodo un farmaco, per entrare in commercio, segue questa trafila: simulazioni al computer – vitro – animali – uomo – commercio.

A questo punto anche l’uomo è un modello poco affidabile per l’uomo?

La risposta non è banale: si usano gli animali (puri e in numeri significativi) per ottenere risultati affidabili, per gli esseri umani questa cosa non puoi farla. Si usa quindi un campione che si ritiene sufficiente e significativo: tuttavia le variabili son talmente ampie che è possibile che qualcosa emerga al di fuori di tutto il ciclo. Non è impossibile. Tuttavia sono i passaggi intermedi a ridurre i rischi per l’utilizzatore finale[/toggle]

[toggle title=”Gli sperimentatori non rispettano le leggi e godono nel torturare gli animali“] Dal momento che questo è contrario alla legge, qualora avvenga è necessario denunciare il ricercatore: se le regole non vengono rispettate è necessario aumentare i controlli, non fare norme più severe.

Oltretutto provocare sofferenza e stress agli animali è uno dei modi più rapidi per rendere nullo un esperimento.  È dai tempi di Pavlov che si parla di arricchimento ambientale e rispetto degli animali da laboratorio

Oltretutto a livello logico: se una persona fosse una sadica che gode nel torturare gli animali, invece di farsi anni di università, dover sottostare a commissioni etiche, controlli, protocolli etc. non sarebbe più comodo che lo facesse a casa su animali che non costano migliaia di euro?[/toggle]

[toggle title=”Vivisezionate politici – pedofili – altra categoria di persone“] Quando una persona fa queste affermazioni appare evidente che, purtroppo, non conosce molto la materia e soprattutto perché vengono impiegati gli animali all’interno della ricerca.

Per quali ragioni si usano gli animali per la sperimentazione?

  • hanno un ciclo di vita relativamente breve e quindi si possono vedere gli effetti sulle generazioni future (cosa che, usando gli esseri umani, potrebbe richiedere centinaia di anni)
  • la storia clinica è nota (di criminali e soggetti adulti purtroppo non sappiamo tutte le sostanze che hanno assunto e a che cosa sono stati esposti: questo rende impossibile dimostrare che un determinato effetto è provocato esattamente da quell’esperimento e non da un mix di fattori sui quali il ricercatore non ha controllo)
  • riduzione delle variabili per dimostrare il principio di causalità (se gli animali non sono stati esposti a nulla se non a quel determinato elemento/terapia etc. questa, con buona probabilità sarà la causa degli effetti, cosa che invece non si può fare con gli esseri umani)
  • sono particolarmente prolifici ed è possibile avere dei valori significativi (purtroppo il numero di persone umane non è sufficiente per avere valori statistici affidabili ed essendo poco prolifici la cosa non è destinata a cambiare)
  • hanno alcuni aspetti in comune con noi
  • hanno alcuni elementi diversi da noi

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[toggle title=”La sperimentazione animale è fatta solo perché ci guadagnano“] Questa di solito è una delle affermazioni più frequenti. Risulta però difficile però capire come sia possibile guadagnare da un costo.

In Italia nel 2012 sono stati impiegati nella sperimentazione animale (drosophila melanogaster escluse) circa 800.000 animali di cui in maggioranza topi e ratti (rispettivamente 500.000 e 200.000). Un topo/ratto da sperimentazione costa circa 300€ (non sono animali qualunque): 700.000 soggetti * 300€ = 210 milioni di €. Oltre al puro costo degli animali vanno aggiunti i costi di infrastruttura (stabulari etc.) e di personale (è obbligatoria ad esempio la presenza di un veterinario).

In che modo quindi una spesa superiore ai 210 milioni di euro è un guadagno? Sarebbe più conveniente saltare questa fase.[/toggle]

[toggle title=”Esistono metodi alternativi come vitro e simulazioni al computer“]La prima cosa da fare quando si parla di “metodi alternativi” è chiedere Quali sono questi metodi alternativi? Di solito vi diranno “vitro, silicio e staminali”,  metodi che  purtroppo non sono alternativi, ma complementari e sono già oggi impiegati largamente.

Le simulazioni al computer vengono usate ad esempio nelle primissime fasi della ricerca: tuttavia sono piuttosto limitate dal momento che da un lato ci sono limiti di potenza di calcolo (che sono sicuro un domani supereremo) e dall’altro di conoscenza. Ad oggi infatti non siamo omniscenti e, un sistema informatico, in mancanza di tutti gli elementi difficilmente sarà in grado di elaborare un risultato. Un domani, forse, sarà utilizzabile: ad oggi non rappresenta un metodo alternativo agli studi in vivo.

Anche gli studi in vitro sono già largamente impiegati (anche in virtù dei costi più limitati rispetto agli animali): tuttavia hanno dei limiti piuttosto importanti. Uno dei principali è legato al fatto che si ha una risposta solo da un gruppo di cellule e non da un insieme complesso.

Facciamo un esempio (improprio e semplificato ma rende l’idea): decido di testare una sostanza su un gruppo di cellule del fegato e su quelle del cervello. In nessuno dei due casi vedo reazioni avverse: tuttavia, nel corpo, questi elementi non sono separati ed è possibile che il fegato trasformi quella sostanza in un elemento dannoso per il cervello, oppure che lo stomaco assorba male la sostanza. Purtroppo questo non posso vederlo in vitro, ma solo in un soggetto vivo.

Questo principio (vedere l’effetto in toto e non sul singolo organo, quello che studiano ad esempio farmacodinamica e farmacocinetica) vale sia per lo sviluppo di soluzioni per gli esseri umani, sia per lo sviluppo, ad esempio, di farmaci veterinari.

Oltretutto non è possibile testare tutte le soluzioni in vitro, ad esempio i trapianti: per alcune cose un corpo vivo è ancora insostituibile. [/toggle]

[toggle title=”Chi ne ha parlato meglio di te e con tutti i riferimenti scientifici?“]

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 Per concludere

Ad oggi per il benessere delle persone e degli animali 2 non esistono metodi alternativi, ma questo non vuol dire che gli animali siano inferiori a noi e che possano essere utilizzati come strumenti. Hanno una dignità, emozioni, sentimenti: il fatto che avvenga un sacrificio necessario non significa che sia piacevole o da prendere alla leggera 3

Un domani forse potremo farne a meno, oggi no.

Note:

  1. Partendo dal presupposto che per me è strano vedere una ditta che usa animali per fare mangimi rifiutare l’uso degli animali per trovare cure per altri animali, a livello di strategia avrei fatto il contrario: prima mostri le posizioni e poi decidi se supportare. Farlo ex-ante rischia, come è successo, di danneggiare pesantemente l’attività
  2. veterinaria si studia sugli animali
  3. consiglio di vedere il film su Temple Grandin per capire bene questo concetto applicato agli allevamenti bovini. Il fatto che ci nutriamo e li usiamo non significa che non dobbiamo rispettare questi animali, anzi, proprio per il loro sacrificio dobbiamo essere loro grati
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