Due parole sull’etica della sperimentazione



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 8.01.14

Tralasciamo l’aspetto puramente scientifico e parliamo di uno dei principali cavalli di battaglia di chi è contrario alla sperimentazione animale, l’etica. Secondo alcune persone non sarebbe etico sperimentare sugli animali, ma è davvero così?

Piccola premessa: tanti parlano di etica, pochi la conoscono, c’è molta confusione per cui, onde evitare dibattiti infiniti usiamo la definizione di wikipedia (più o meno tutti dovrebbero riuscire a leggere e capire).

Vediamo se la frase “la sperimentazione animale / sugli animali non è etica sperimentiamo sull’uomo” ha una qualche validità.

Dunque già di per sé la frase non ha senso: l’uomo è un animale per cui, sostituendo i termini avremmo “la sperimentazione animale non è etica, sperimentiamo sugli animali”. No, la frase non ha senso, ma torniamo alla parte etica.

Una delle critiche che spesso vengono mosse è che “l’uomo usa la natura credendosi superiore”: l’uomo è un animale, l’uomo è parte della natura (affermare che l’uomo non è parte della natura significa attribuirgli uno stato di superiorità). Anche il riferimento su “animali non umani” ricade sotto lo stesso problema.

L’uomo è un animale, l’uomo è parte della natura e di conseguenza possiamo osservare il tutto come se fosse un sistema orizzontale dove l’uomo non è superiore ma alla pari con gli altri animali.

A questo punto a cosa serve la sperimentazione? A trovare delle cure per delle malattie per gli animali 1.

Fino a quando una cura non viene trovata il numero di animali che soffre perché affetto dalla malattia è tendente a infinito. Una sperimentazione invece usa un numero finito di animali.

Da questo punto di vista abbiamo bene >> male (numero di animali finiti vs numero di animali infiniti che soffrono e numero tendente a infinito di animali che beneficiano delle cure una volta scoperte). Secondo le teorie teologiche pertanto la sperimentazione animale è etica.

Vediamo il tutto da un altro punto di vista.

Se il ricercatore agisce per curare gli animali e tratta gli animali sui quali vengono fatti esperimenti come soggetti e non come oggetti rispettando tutte le norme e ricorrendo agli animali solo dove non esistono alternative, anche secondo le teorie deontologiche sta agendo in maniera etica.

Il tutto in maniera appropriata anche secondo la bioetica. Se andiamo a guardare le normative vigenti (o che dovrebbero esserlo) troviamo ad esempio:

  1.  Gli Stati membri assicurano che, ove possibile un metodo o una strategia di sperimentazione scientificamente soddisfa­cente che non comporti l’uso di animali vivi possa essere uti­lizzato in sostituzione di una procedura.
  2.  Gli Stati membri assicurano che il numero di animali utilizzati nei progetti sia ridotto al minimo senza compromettere gli obiettivi del progetto.
  3. Gli Stati membri assicurano il perfezionamento dell’alleva­ mento, della sistemazione e della cura, e dei metodi usati nelle procedure, eliminando o riducendo al minimo ogni eventuale dolore, sofferenza, angoscia o danno prolungato per gli animali

L’unico momento in cui la sperimentazione animale non è etica è il momento in cui si sostiene l’inferiorità dell’uomo rispetto agli altri animali.

Se andiamo oltre vediamo come l’unico modo in cui un essere animale può evitare di nuocere ad un altro animale è l’estinzione. Qualunque animale o gruppo animale infatti per sopravvivere “danneggia” un altro animale o un altro gruppo con la sua sola esistenza (sia a livello interspecifico che a livello intraspecifico: risorse alimentari, fitness, etc. Gli ecosistemi sono infatti in equilibrio dinamico) 2.

Da questo punto di vista quindi la sperimentazione animale volta al benessere degli animali (cure) è considerabile etica, mentre quella finalizzata alla cosmetica (peraltro vietata da marzo 2013), allevamento di animali da pelliccia e gli allevamenti intensivi non possono essere considerati tali.

Andando ancora oltre, la sperimentazione animale è etica quando cerca di raggiungere un bilanciamento ottimale tra tutti i soggetti coinvolti (animali umani e non). Da questo punto di vista è necessario considerare non solo il singolo momento dell’esperimento, ma tutta la filiera: da questo punto di vista (andando a prendere la teoria degli stakeholder) la sperimentazione è etica.

Ma facciamo un ultimo sforzo: in un sistema orizzontale, perché e come scegliere un animale al posto di un altro per la sperimentazione? Anche qui c’è una norma che aiuta e indirizza

Nella scelta della procedura, sono selezionate quelle che rispondono in maggior misura ai seguenti requisiti:

  1.  usano il minor numero possibile di animali;
  2. prevedono l’utilizzo di animali con la minore capacità di provare dolore, angoscia sofferenza o danno prolungato;
  3. causano il meno possibile di dolore

Il punto due è quello più significativo da un punto di vista etico nella scelta dell’animale.

Ma andiamo oltre: se il compito del ricercatore è di fare del bene agendo bene (altrimenti il suo comportamento non sarebbe etico secondo una delle teorie citate sopra) il suo scopo è trovare delle soluzioni usando l’animale che gli permetta di portare a termine la sua ricerca (altrimenti diventerebbe un’attività inutile e non soddisferebbe i requisiti iniziali).

Da questo punto di vista appare evidente perché sia etico usare un certo tipo di modelli animali rispetto ad altri nelle fasi iniziali (preclinica) della ricerca. Usare un animale che non dia indicazioni o non permetta di trovare risposte in un tempo utile non sarebbe etico in quanto andrebbe a invalidare sia l’agire che il fine.

Andando quindi a riassumere:

La sperimentazione animale è etica nel momento in cui si svolge nel rispetto delle norme vigenti e trattando gli animali come soggetti e non come oggetti. Di per sé la sperimentazione, avendo come fine il bene degli animali, è etica.

Per finire giusto una nota di ironia con una vignetta che ho fatto qualche giorno fa a proposito di certe vicende in corso in Italia

pierotaglia etica sperimentazione

Note:

  1. In questo caso cura e malattia sono intese in senso generico
  2. Ovviamente questa non è una giustificazione per usare in maniera sconsiderate le risorse, anzi
1 reply
  1. Narcisa
    Narcisa says:

    davvero bello questo tuo post di inizio 2014 ! mi è piaciuto molto :-))) … non ho capito solo una cosa: la paura della ‘idiocracy’ sarebbe che quelli con Qi diciamo sopra la media… tendono a non fare figli ? ho capito bene? … comunque consolati: conosco ancora qualcuno con buon Qi che ha fatto anche parecchi figli :-))) però al punto in cui siamo… sono d’accordo con te: confidiamo nella natura !!!

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