Il comma 22 della competenza



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Sempre più spesso mi capita di imbattermi in post, commenti e addirittura ebook (scritti da “professionisti”) i cui contenuti sono talmente sconclusionati da provocarmi delle sane risate. Poi mi rendo conto che ci sono persone che seguono quei consigli e apprezzano quei contenuti: i sorrisi lasciano lo spazio all’incredulità e a un misto di rabbia/sdegno (ma come fai a non capire che sono idiozie?!) per poi lasciare spazio alla rassegnazione. È il comma 22 della competenza.

Il comma 22

Probabilmente abbiamo tutti letto del comma 22 in Sturmtruppen

Chiunque è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di guerra. Però chi chiede di essere esentato dalle missioni di guerra non è pazzo

Questo simpatico paradosso si applica anche alla competenze e alla capacità di comprendere se il nostro interlocutore è effettivamente un esperto o una persona che conosce la materia di cui parla.

Solo chi è competente può riconoscere la competenza, ma a quel punto non ha bisogno di una persona competente. Chi non è competente non può riconoscere la competenza del suo interlocutore, ma a quel punto non può riconoscere un incompetente.

Il fatto problematico è che chi cerca una persona competente lo fa per sopperire a delle mancanze (non è competente o in azienda non ci sono le competenze per realizzare un progetto o un’attività) e quindi vediamo che il problema si ripropone continuamente.

Uniamo a questo un ulteriore elemento: sempre più persone, per il semplice fatto di aver letto qualcosa o aver fatto una qualche esperienza, si sentono esperte, in grado di insegnare e cercano clienti ai quali raccontare “la Verità”. Oltretutto, anche a valle di una buona educazione, difficilmente ci saranno persone esperte che pubblicamente diranno “lascia perdere, sei un ignorante, torna a fare altro”: ma il silenzio è stato confuso come autorizzazione a procedere (se nessuno mi contraddice allora ho ragione) 1. Personalmente lo percepisco come uno scarso rispetto nei confronti della materia.

Chi infatti si dedica allo studio di un determinato campo è perfettamente cosciente che le sue conoscenze sono limitate e che le sue proposte s’inseriscono in un sistema più ampio del quale bisogna tenere conto. Difficilmente avrà una soluzione semplice per problemi complicati (c’è una bella frase di Bernard Shaw: Per ogni problema complesso c’è sempre una soluzione semplice. Ed è sbagliata .)

Al momento l’ho visto succedere nei campi in cui lavoro (e alcune persone mi hanno riferito che succede anche nei loro: sospetto sia largamente diffuso) 2 e ci sono dei tratti in comune piuttosto interessanti che caratterizzano la pseudocompetenza: la mancanza di studi, esperienza e umiltà.

Si tratta di tre elementi che possono sicuramente aiutare nel capire se la persona che abbiamo davanti è competente.

  • Studi: anche se la laurea non equivale automaticamente a “competenza” (anzi, non è un elemento che userei come discrimine assoluto) è un inizio. Se non altro possiamo sapere che questa persona ha dedicato parte della sua vita (non sappiamo ancora in che misura) alla materia di cui parla. Ovviamente non esiste solamente la laurea: ci sono i corsi, le specializzazioni etc. (così come io entro in punta di piedi sui temi legali dato che ho fatto solo alcuni esami di diritto, allo stesso modo avvocati, ingegneri e medici dovrebbero entrare delicatamente in conversazioni sulla comunicazione)
  • Esperienza: oltre ad aver studiato è necessario aver messo in pratica (a volte scontrandosi con i problemi del mondo reale) quello di cui si parla. Anche in questo caso è bene che le esperienze siano contestualizzate: i numeri assoluti non hanno valore. Aver gestito 2.000 pagine Facebook o addestrato 1.500 cani non significa nulla (Che risultati hai avuto? Con che tasso di successo? In situazioni critiche o problematiche?). Il fatto di usare la propria esperienza singola come regola generale è sbagliato (il fatto di avere un cane non ti rende un esperto di cinofilia tanto quanto il fatto di avere un cuore non mi rende un cardiologo)
  • Umiltà: anche se esperto, una persona competente è consapevole dei vincoli e dei problemi che esistono e non cercherà mai di affermare un’unica verità. Ogni caso ha delle risposte giuste (plurale, non singolare) e che non esiste un unico punto di vista (no, i Social Media non sono il centro del mondo: fatevene una ragione)

Ci sono poi alcuni elementi che non userei mai come elemento per stimare la competenza:

  • Persone che ne parlano: se come abbiamo detto in precedenza solo le persone competenti sono in grado di riconoscere la competenza, a questo punto viene meno il principio che “se lo dicono in tanti è giusto e competente”. Per cui è necessario fare attenzione quando decidiamo di affidarci a qualcuno perché “lo hanno già fatto in tanti”: potrebbe essere più valido andare a vedere cosa dicono alcuni esperti su questa persona o su questo tema.
  • Tracotanza: una persona che non ammette il confronto o che afferma che la sua teoria è l’unica giusta (indipendentemente da quello che possono dire report, studi etc.) probabilmente è una persona alla quale fare attenzione.
  • Segretezza: la mancanza di informazioni o di verificare in qualche modo i punti qui sopra dovrebbe far suonare qualche allarme (se sei così esperto, per quale motivo, ad esempio, non trovo un CV? Ci sono degli accordi di riservatezza?)

Cosa fare

Al momento ho trovato tre potenziali approcci per risolvere il problema.

Il primo è non fare nulla e lasciare che il tempo faccia il suo corso.

Cliente —> bisogno —> pseudo esperto —> danni —> ricerca di persona esperta che oltre al bisogno iniziale sistemi anche i danni

Quindi gli incompetenti stanno creando lavoro perché facendo danni aumentano le attività che dovremo andare a fare. Ovviamente c’è anche l’aspetto negativo: se sei alla fine di una sfortunata serie di eventi, probabilmente per la tua attività non sarà rimasto budget.

Il secondo invece è quella di fare attività di formazione di base: in questo modo le persone che dovranno andare a fare delle scelte saranno in grado di valutare (un minimo ) le persone che andranno a selezionare. Rimango abbastanza scettico su questa seconda (perché ci vogliono persone che abbiano voglia di imparare e ammettere i propri limiti: caratteristiche che non si trovano facilmente), ma è quella che ogni tanto provo a seguire.

Il terzo (me lo ha ricordato Cristiano) è selezionare alcune persone di fiducia e ricorrere alla loro competenza per riuscire a valutare elementi che vanno oltre i confini della nostra conoscenza. È un sistema che utilizzo anche io, ma che ha una debolezza di fondo: nulla ci assicura che le nostre persone di fiducia siano anche competenti (per cui è una scommessa). In questo caso fidarsi, ma fare una verifica ogni tanto, è consigliabile 🙂

Featured image: Photo by Shoayb Hesham – http://flic.kr/p/dDadm1

Note:

  1. Credo che sia fondamentale tornare a chiamare le cose con il loro nome: un cretino è un cretino, uno stupido è uno stupido e un ignorante è un ignorante. Non c’è nulla di male nel dire la verità: essere sinceri potrebbe a notevoli miglioramenti nella qualità della vita e del lavoro
  2. Al momento quindi elenco: Comunicazione, Design, Sicurezza, Gestione Progetti, Ricerca, Medicina, Formazione, Social Media, Educazione Cinofila
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