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Quanto costa la democrazia digitale?



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 17.04.13

Ogni volta che qualcuno dice “non devi preoccuparti, è gratis! Sai quanto potremmo risparmiare usando questo nuovo sistema digitale?” subito partono dei brividi di freddo lungo la schiena. Mi spiace, ma di gratis non c’è assolutamente nulla, soprattutto quando si parla di digitale.

Uno dei grandi miti del nostro tempo è che quando non paghiamo direttamente qualcosa, questa sia gratis. Social Network? Gratis. Wifi cittadina? Gratis. Democrazia digitale liquida diretta? Gratis. È il caso di svegliarsi da questo sogno ingenuo e iniziare a fare i conti con la realtà.

Tralasciamo per un momento il fatto che se paghi qualcosa con le tasse non è gratis e che se un’azienda usa i tuoi dati per fare pubblicità stai pagando 1 e concentriamoci sulla tanto declamata democrazia digitale diretta 2. Tralasciamo per un attimo il costo di progettazione, sviluppo e gestione delle infrastrutture (che quando vengono gestite da soggetti dalla competenza dubbia portano ai risultati che tutti abbiamo visto 3), ignoriamo per un momento i costi ingenti di sviluppare un sistema serio e facciamo finta che una mattina ci troviamo con questa magica piattaforma per la democrazia digitale diretta funzionante e perfetta grazie alla quale possiamo scegliere, ad esempio, il Presidente della Repubblica 4

Il costo della conoscenza

Facciamo finta per un secondo che ci troviamo davanti a questa magica piattaforma dove possiamo finalmente riappropriaci delle nostre scelte e, in maniera meritocratica e trasparente 5 i cittadini possono scegliere per il loro candidato.

E qui arriva la prima domanda:

il tempo non ha valore? Il vostro tempo è gratis? Non credo proprio.

Se avete otto candidati tra i quali scegliere in maniera meritocratica, in maniera razionale e ponderata dovrete andare ad analizzare i profili di ciascuno dei candidati e valutare quello con le caratteristiche migliori per il ruolo che deve ricoprire, ad esempio quello di Presidente della Repubblica. Facciamo finta che usando solo wikipedia si vadano a leggere le informazioni principali sul candidato.

Una volta fatto questo si vota e siamo tutti felici.

Bene: che valore ha il vostro tempo? quanto ci avete messo a informarvi e a votare? Se moltiplichiamo questo valore per tutte le persone che hanno votato, che cifra raggiungiamo?

Facciamo un rapido esempio prendendo dei dati fittizi inventati (potete cambiarli e fare degli esperimenti):

  • per informarmi sugli otto candidati in maniera sommaria e votare, in tutto ho impiegato un’ora;
  • il costo di una mia ora di lavoro è 20€;
  • abbiamo votato in 50.000

Avere 50.000 persone la cui ora di lavoro costa 20€ che si informano e votano il Presidente della Repubblica costa un milione di euro (circa) 6. Possiamo cambiare i valori e vedere cosa succede se 60 milioni di italiani devono passare ore ad informarsi per votare su ogni singolo provvedimento o decisione: sicuramente non è gratis e il costo è enorme. Sarebbe quindi il caso di smetterla di dire che la democrazia digitale diretta è gratis.

Una voce si alza a questo punto: “ma io non ho passato un’ora a informarmi, sono andato e ho votato: in due minuti ho fatto tutto”.

Il costo dell’ignoranza

Abbiamo detto all’inizio che una scelta meritocratica (e razionale) vorrebbe che gli elettori fossero informati su tutti i candidati e non scegliessero semplicemente quello che gli sta più simpatico. Peccato che non si abbia il tempo per informarsi, anzi, nessuno sia interessato a valutare in maniera razionale i candidati 7. Sfortunatamente nessuno conosce tutto: l’epoca dell’onniscienza è finita nel 1700, da allora il sapere umano è divenuto  talmente vasto da non poter essere più appreso da una singola persona 8. Ad esempio io ho una buona conoscenza per quanto riguarda alcune materie (casualmente quelle di cui parlo sempre), ma delle altre non ho una conoscenza approfondita, non sono assolutamente in grado di valutare in maniera completa e appropriata le opzioni che mi si pongono davanti 9

A questo punto però nasce un problema: la democrazia diretta su cosa si basa? Sulla meritocrazia? No, sulla prova sociale: quello che dice la massa è giusto, indipendentemente dal fatto che sia vero o meno. Questo fatto è assolutamente drammatico e, a mio avviso, nasce da un uso spropositato della parola “crowdsourcing”. Oggi tutto crowdsourcing, tutto collaboration, tutto insieme appassionatamente. Mi spiace ma non funziona così: prendete tutti gli studi sulla collaborazione (anche in ambito aziendale) e non troverete un autore serio che dica che il ricorso alla community e al crowd è la soluzione a tutti i problemi 10

Più o meno allora cosa succede? Quello che vedete in questo video, al momento questo è la democrazia digitale diretta e lo sarà ancora per qualche secolo 11

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Featured image: Photo by bionicteaching – http://flic.kr/p/5dKfYQ

Note:

  1. “Se non state pagando qualcosa, non siete un cliente, siete il prodotto che stanno vendendo.” Andrew Lewis https://twitter.com/andlewis/status/24380177712 Sul fatto che i Social Media non siano gratis ne ho già parlato brevemente qui 
  2. La democrazia diretta è  quella forma di democrazia nella quale il popolo si occupa direttamente delle leggi e dell’amministrazione dello stato; contrapposta ad essa, c’è quella rappresentativa (la nostra) nella quale si delega a terzi (politici) wikipedia
  3. Se qualcuno vuole approfondire il discorso sulla qualità dell’infrastruttura questi tre post di Stefano Zanero, Matteo Flora e Uriel Fanelli dicono tutto quanto c’è da sapere
  4. tralasciamo anche il fatto che la nostra è una repubblica parlamentare e non presidenziale, cosa per cui i cittadini eleggono i parlamentari e non il Presidente della Repubblica
  5. Per lo meno teoricamente, dato che alla fine sarebbe carino che in maniera trasparente venissero resi pubblici i risultati
  6. e non stiamo considerando le infrastrutture
  7. Questo è un comportamento assolutamente umano: la maggior parte delle nostre decisioni sono prese a livello inconscio, alcune ricerche dicono più del 70% altre si spingono sopra il 90%. Di certo c’è che non siamo così razionali
  8. ed è il motivo per cui in teoria si dovrebbero eleggere persone più competenti di noi: se in passato sono state elette persone competenti e disoneste, la soluzione non è assumere incompetenti onesti, ma persone competenti e oneste
  9. Uno dei grandi problemi della complessità odierna è che oltretutto il singolo non è in grado di osservare e comprendere completamente i problemi che gli si pongono davanti, ma è necessario essere almeno in cinque per riuscire ad avere la visione completa del fenomeno e comprenderne gli intrecci
  10. Da questo punto di vista alcuni punti sono ben esplicitati in The Social Organization, di Bradley e McDonald. Riporto una parte: “Community collaboration is less suitable for challenges that reguire deep analysis, where information is best provided by intermediaries who are often recognized experts and who influence one another. Also, if information is sentisitive and requires significant safeguads in its use, then sharing it with the masses is less appropriate. A crowd is not particulary good at examining conflicting information and clearly separating fact from fiction. Gaining consensus and general agreement from a large group is also difficult, as is trying to improve something incrementally when the task requires deep knowledge of its inner workings. Normally, such situations are better served by defined teams or groups […] p. 42 
  11. Un conto è aumentare la partecipazione dei cittadini, cosa assolutamente legittima, e favorire questo processo grazie alle tecnologie digitali è fondamentale, tuttavia non è possibile credere che tutti possano scegliere tutto: bisogna smetterla di credere che tutti possano fare tutto, non è così
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