Un mix di riflessioni che non sono direttamente collegate con il mondo della comunicazione

Scontri tra studenti di sinistra e di destra

A quanto pare “non si sa chi” “nonsisaqualefrangiapolitica”ma sembra che qualcuno sia andato in piazza con ideee violente. Forse le foto possono dirci qualcosa, non le parole

La mia riforma universitaria 2.0

Forse sono pessimista, ma penso che oggi si sa dato il colpo di grazia all’università pubblica e in parte alla democrazia, rendendo il parlamento mero esecutore ed escludendolo da quella funzione di discussione e confronto che ritengo sia una delle sue prerogative più importanti.

Sono uno studente universitario che ormai è alla fine del suo 3+2, riforma che non ho condiviso e non condivido ora che l’ho subita, non condivido i tagli (la 133 non è una riforma, è solo una limitazione di risorse nei commi riguardanti lu’università, la ricerca e la scuola primaria).

Non sono contrario ad una riforma dell’università, anzi, penso che sia necessaria e doverosa e questa è la mia proposta: penso che criticare e basta sia troppo facile, facciamo anche qualcosa di propositivo.

Le linee guida della mia riforma sono trasparenza, meritocrazia e ciriteri di valutazioni internazionali ed oggettivi, così da ridurre gli sperchi e le baronie universitarie.

1) Analisi dell’università italiana. Come tutti i progetti una riforma strutturale non può che partire da un analisi seria: quanti studenti ci sono in Italia? come sono divisi per facoltà? quanti sono quelli in corso? quanti i fuori corso? quante sedi universitarie ci sono? quali sono i servizi che le università offrono? Tutti questi dati al momento non esistono (molti dei famigerati corsi con una persona sbandierati in questi giorni non sono aggiornati, sono dati vecchi ed inesatti), solo partendo da questi dati una riforma efficacie e strutturale è possibile.

2)Stabilire parametri di valutazione oggettivi internazionali. La valutazione dell’università, dei docenti e dei ricercatori deve basarsi su criteri oggettivi, validi a livello internazionale dove la meritocrazia sia fondamentale. La trasparenza deve essere un elemento fondamentale, in modo da eliminare le famigerate baronie: risultati e concorsi devono essere consultabili on line e chiari ed espliciti devono essere qualifiche per l’accesso ai concorsi e per le assegnazioni dei bandi di ricerca e delle cattedere. (Chiedo ai docenti ed ai ricercatori di fornire questi parametri poichè più informati di me)

3) Meritocrazia. L’anzianità come modalità di carriera deve essere abbandonato. Gli inetti possono essere sia giovani che anziani: se un professore è anziano, ma lucido e bravissimo nel suo lavoro non vedo perchè debba abbandonare il suo posto, viceversa se un professore non sa fare il suo lavoro, indipendentemente dall’età, verrà sostituito dove possibile da un altro, possibilmente giovane. I criteri meritocratici devono anch’essi essere internazionali e trasparenti (valutazione oggettiva delle opere scientifiche, criteri bibliometrici internazionali per esempio);

4)Stabilire parametri d’assegnazione dei fondi. I fondi statali non sono illimitati, ma per fare in modo che quel poco che c’è sia utilizzato efficaciemente, in base ai parametri ed ai risultati conseguiti i fondi vengono assegnati o ridotti. Anche in questo caso i criteri di assegnazione o riduzione devono essere trasparenti e basati su criteri oggettivi.

5) Possibiltà di passaggio a fondazione con vincoli. Dato il numero di fondi esigui una partecipazione dei privati si rende necessaria soprattutto per il finanziamento della ricerca. Il passaggio delle università a fondazioni deve essere comunque sottoposto a vincoli relativi alle tasse universitarie a carico degli studenti modulando le tasse in base al reddito (se qualche studente di economia volesse fornire dei parametri….)

Penso sia un buon punto di partenza, se avete altri suggerimenti per la mia riforma sono aperto al confronto, anzi, mi piacerebbero che ci fossero proposte integrative: riforma 2.0.

Rifoma e dimissione dei rettori

Da Polisblog

Roberto Profumo, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, si dice pronto alle dimissioni se il Governo non cambia rotta in materia di riforme e tagli all’Università. In un’intervista a La Stampa, quotidiano della sua città, Profumo lancia parole al veleno: “Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d’accordo”.

Qui sta il punto caldo delle dichiarazioni di Profumo. Già perchè non sarebbe un’iziativa personale del Rettore di uno dei tre Politecnici d’Italia, ma la decisione sembra presa di comune d’accordo con i colleghi “Magnifici”. Infatti Enrico Decleva, Rettore della Statale di Milano, conferma: “Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale”

L’analisi e la previsione dei tagli fatta da Profumo giustifica da sola le sue parole: “Al Politecnico, partendo da 114 milioni attesi dallo Stato per il 2009, il fondo di finanziamento ordinario calerà a 103 milioni nel 2010, 92 nel 2011 e 90 nel 2012. Peccato che già nel 2008 la spesa per gli stipendi del personale supererà i 99 milioni. Per far fronte agli scatti stipendiali e all’inflazione, i fondi dovrebbero invece crescere del 5% l’anno”.

Non riporto il resto dell’intervista che potete leggere integralmente al link indicato sopra. Mi preme però riflettere sulle Parole di Profumo. Non più “studentelli comunisti”, non più “maestre e maestri che adesso è finita la pacchia”, ora l’allarme arriva dalle massime autorità accademiche. Non si tratta più di maestro unico e di grembiulini rosa e blu, qui c’è in ballo l’intero sistema universitario italiano.

Un sistema che si fonda su due pilastri: i fondi pubblici e i finanziamenti privati delle industrie. Il primo viene tagliato dal Governo, il secondo, che nel caso del Politecnico di Torino copre il 60% del bilancio (ma non per gli stipendi, ma solo per la ricerca dei nuovi progetti, dice sempre Profumo), quanto durerà?

Siamo proprio sicuri che nel pieno di una crisi finanziaria che devasta le aziende, quest’ultime avranno ancora voglia di investire nella ricerca e nei progetti universitari? E se viene tagliato anche il secondo pilastro, cosa succede?

Intervista Gelmini – Palin

L’unico programma che guardo in tv è “Parla con Me” di e con Serena Dandini, in onda tutte le sere alle 23.10, seguito da un favoloso tg3 notte (molto interessante). Nel programma di satira ed informazione un cast fantastico (Dario Vergassola, Paola Cortellesi, Ascanio Celestini, Sabina Guzzanti, Corrado Guzzanti, Lillo & Greg, Neri Marcorè, la Banda Osiris…..). Inoltre ogni sera ospiti ed interviste.

Il video qui sotto è una meravigliosa intervista doppia di Paola Cortellesi che imita la Gelmini e Sarah Palin: da sbellicarsi dalle risate.

http://video.giovani.it/intervista-doppia-gelmini-palin.html
(Volevo farlo embed ma non riesco da questo sito)

Legge 133

Dicono che i tagli ci sono, dicono che i tagli non ci sono che non c’è il maestro unico ma il meatro prevalente….
Secondo me ci sono ma lasciamo che siano i numeri a parlare

Legge 133 (Qui il testo intero)

Art 66 comma 7 e 13
7. Per gli anni 2010 e 2011, le amministrazioni possono procedere, per ciascun anno, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa al personale cessato nell’anno precedente. In ogni caso il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascun anno, il 20 per cento delle unità cessate nell’anno precedente.

13. […] In relazione a quanto previsto dal presente comma, l’autorizzazione legislativa di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e’ ridotta di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.

Poi questo lo commento

Art 16 comma 1
1. In attuazione dell’articolo 33 della Costituzione, nel rispetto delle leggi vigenti e dell’autonomia didattica, scientifica, organizzativa e finanziaria, le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato.

8. Le fondazioni universitarie hanno autonomia gestionale, organizzativa e contabile, nel rispetto dei principi stabiliti dal presente articolo.

Questo è in parte grave. Sono favorevole ad un ingresso parziale dei privati nel finanziamento delle ricerca:difficilemente un privato finanzierebbe per suo interesse una ricerca “Sulle Epistole del Tasso” o su una ricerca su “Gli stati ormonali dello sciurus vulgaris rispetto allo Sciurus Carolinensis”. Non è possibile studiare un sistema er adottare una via di mezzo.

Il problema riguarda più il lato tasse universitarie: al momento la legge dice che nell’anno solare, il gettito delle tasse degli studenti non deve superare il 20% dell’importo del finanziamento ordinario dello Stato, elemento che di fatto pone un tetto massimo alle tasse che si possono far pagare ad uno studente. Tale cosa non è prevista per una fondazione.

Quando la tua ragazza vorrebbe lavorare nella ricerca e nell’istruzione ti girano i chitarrini.

Legge 133 e Università di Bologna

Ecco il documento discusso questa mattina in seduta congiunta dagli organi accademici dell’Alma Mater.

La legge 133 ha conseguenze visibili e meno visibili sul sistema universitario. Il nostro rispetto istituzionale per tutte le leggi della Repubblica non può fare velo alla preoccupazione per alcune di queste conseguenze. Il compito dell’università è anche studiare, descrivere e spiegare. In questo spirito vanno rese più evidenti alcune conseguenze che potenzialmente deleterie per l’università italiana.

Si propongono alcuni punti centrali per le azioni da intraprendere, punti che sono passati quasi sotto silenzio grazie a un’impostazione tutta contabile del contenimento della spesa pubblica. Non dimentichiamo in primo luogo che l’Università di Bologna ha segnalato questi problemi, ha offerto dati per riflettere e invitato al dibattito già dall’inizio.

Prima dell’estate abbiamo aperto la discussione interna chiamando a discutere i Senatori, i Consiglieri di Amministrazione e i Direttori di Dipartimento. Abbiamo anche riunito a Bologna gli OO.AA. delle quattro università della regione.

1. E’ a rischio la tenuta stessa del sistema universitario, in primo luogo per carenza di risorse. Nel 2010 il taglio previsto del trasferimento statale sarà del 10%. Ciò significa azzerare il margine di azione degli atenei, che ricevono un finanziamento annuale di cui, pagati gli stipendi, resta appena il 10%, salvo la contribuzione studentesca. Togliere questo 10% significa semplicemente azzerarci.

2. Ma non è questione soltanto di finanza: governance, reclutamento, valutazione e impegno dei singoli atenei al risanamento, sono i nodi critici.

3. La governance degli atenei è oggi in grave difficoltà. Sistemi, organi di governo e contrappesi nati decadi fa non sono più in grado di assicurare la rappresentanza – base irrinunciabile della democrazia e dell’autonomia – e insieme il buon governo e l’accountability. Per questo un intervento è indispensabile, il benchmarking europeo ci offre molti spunti.

4. I tagli economici eguali per tutti mortificano gli atenei che hanno meglio lavorato. Fare tagli generalizzati è più facile ma vuol dire – nei fatti – non essere interessati ai risultati. Il rientro in un assetto finanziario più equilibrato e stabile dovrebbe invece imporre ai singoli atenei azioni specifiche, modulate sulle specifiche situazioni di fatto. Per questa ragione sosteniamo la tesi di interventi differenziati nella forma di patti di stabilità per ciascun ateneo.

5. Il turn over bloccato al 20% è anche questa una misura facile. Ma è un altro taglio indiscriminato. In più, questo sistema incide negativamente proprio sugli atenei che stanno coraggiosamente investendo sui giovani ricercatori

6. I finanziamenti esterni, ai quali siamo invitati a ricorrere, rischiano oggi di essere una mera parola d’ordine. Un ateneo come il nostro riceve dallo Stato circa 400 milioni l’anno. Anche cercando finanziatori privati per appena un 10% di questa cifra, non si vede chi possa garantire 40 milioni/anno.

7. Il sistema di reclutamento attuale ha mostrato i suoi limiti. E’ nei fatti una causa di provincializzazione degli atenei, mentre l’assenza di un vero sistema di valutazione degli atenei non incentiva sempre a scegliere il meglio tra i candidati.

8. La mancanza di un efficace sistema di valutazione ha altri importanti effetti. Ad esempio, non ci consente di monitorare la performance del sistema, di ricompensare i comportamenti più meritevoli, di calcolare il rapporto costi/benefici della didattica e della ricerca.

Non è un compito impossibile: lo prova il fatto che a Bologna abbiamo già in fase avanzata la sua realizzazione. Il primo e più urgente degli interventi da realizzare appare il “Patto di stabilità” tra singoli atenei e Governo per interventi di risanamento mirati alle specifiche situazioni.

Ogni ateneo si dovrebbe impegnare, in un arco di tempo realistico (3-5 anni) a recuperare un corretto assetto economico-finanziario, con modalità e vincoli differenziati da situazione a situazione.

Questa impostazione salvaguarda l’autonomia degli atenei, innalza l’efficienza media del sistema (poche eccellenze non fanno un sistema eccellente), rinforza la credibilità dell’università agli occhi del Paese. Senza un intervento di questo tipo, le difficoltà economiche attuali e future fanno intravedere la scomparsa tout court dell’università pubblica, autonoma e capace di creare sviluppo.

Liberrtà di delinquere

Non so quanto ci sia da commentare: da un lato abbiamo Saviano che se ne va, dall’altro cinque pentiti che dal 1996 ad oggi, in cinque diverse situazioni, accusano la stessa persona, il sottosegretario all’economia Nicola Cosentino di essere a disposizione di Cosa Nostra e dei Casalesi.

Per avere una “finanza etica” abbiamo avuto bisogno della recessione economica mondiale, non oso immaginare a cosa ci voglia per un etica personale e politica.

Menti illuminate

Povera Mariastella Gelmini, non capisce perchè gli studenti, i rettori, i genitori protestino contro la riforma.

Forse qualcuno dovrebbe dirle qualcosa, spiegarle che se si tagliano i fondi alla ricerca, all’innovazione, alla scuola, si compromette il futuro delle persone.Sfortunatamente gli esseri umani dotati di facoltà di ragionamento tendono a contrapporsi all’assenza di prospettive per se e per i propri figli.

Ma non solo: se non si fa ricerca ed innovazione quando l’economia riparte, le aziende si trovano a non avere risorse alle quali attingere e ci si trova immobili mentre il resto del mondo prosegue e riparte (pensare al futuro, alle conseguenze, in maniera rizomatica e non puntuale!).

E questa storia del razzismo poi: le classi separate servono a “imparare l’itagliano” ai bimbi stranieri, se no quando gli ordini di portarti le ciabatte e il giornale tornano con i mocassini e la pipa…
Le lezioni saranno date direttamente da Borghezio coadiuvato da Gentilini.

Forse non ha letto l’articolo dei ricercatori di Bankitalia (in situazioni disagiate più tempo a scuola è un vantaggio).

A destra la foto dello studente post riforma

Tira fuori la bestia che è in te

Su questo sito http://youwild.org/ potete divertirvi a vedere un morphing dal vostro viso a quello di un animale a vostra scelta: mi sento tanto il dottor Jhonatan Chase di Manimal

Informazione italiana? No grazie

Vi ricordate la famigerata trasferta Roma – Napoli? Dove orde di terroristi della camorra napoletana devastarono e saccheggiarono come le orde di gengis khan? A quanto pare non esistevano.

Leggendo in rete ho trovato questa intervista a Krennhuber (caporedattore del “Ballesterer FM Radio”) che era sul treno e alla partita con i tifosi napoletani e dice di non aver visto nulla delle cose affermate sui nostri media e che racconta il suo viaggio sul treno, la sua partita e la vicenda dal punto di vista di chi c’era.

Interessante la parte finale:

Krennhuber:
In futuro crederò ancora meno di prima alle notizie di scontri provenienti dall’Italia.
C’è una discrepanza enorme tra quello che abbiamo vissuto quel giorno e cosa hanno riportato i media il giorno seguente.
Per tutta la giornata non abbiamo incontrato un collega giornalista.
I media non hanno fatto alcuna ricerca sul posto, si fanno dare i servizi già pronti dall’ufficio stampa delle autorità.
E in quei servizi la versione dei tifosi non viene presa in considerazione o solo minimamente.
Raiuno è l’unica emittente che ha fatto parlare anche tifosi e gente comune, e non solo politici e vari esponenti delle autorità su fatti.
E quella gente comune e i tifosi raccontano analoghe storie come la nostra vissuta lo scorso weekend.”