Coerenza, reputazione e successo



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 26.05.12

Su FriendFeed è iniziata una discussione molto interessante: In politica è importante la reputazione? C’è una relazione tra reputazione e succcesso elettorale? Se non è così, la maggior parte delle conversazioni che facciamo non sono teoriche ed inutili?

Ora vorrei riflettere con voi su questo argomento: reputazione e successo.

Definiamo il successo come “possibilità di compiere gli obiettivi che ci si pone e che ci vengono posti” mentre reputazione come

“l’immagine di sé data agli altri”. Questa immagine dipende da un mix di fattori: comunicazione attiva (messaggi dati verso il pubblico interno ed esterno volontariamente) passiva (la comunicazione date dagli altri su di me al pubblico interno ed esterno) e  riflessiva (messaggi dati dal mio comportamento percepiti dal pubblico interno ed esterno).

Esiste una sola o molte reputazioni? Ritengo che ne esistano molte ed ora vediamo.

Voglio analizzare un caso specifico: Berlusconi.

L’idea che Berlusconi ha dato di sé è quella di uomo comune, dell’imprenditore che ha scelto di entrare in politica per cambiare in meglio il paese. L’immagine di imprenditore/uomo della strada è stata rinforzata negli anni a varie riprese andando a plasmare stabilmente la percezione che il pubblico ha di lui: si è sempre caratterizzato come uomo lontano dalla politica e dai suoi meccanismi, una persona comune (nel 2001 “Una storia italiana” ha dato una forte spinta a questa visione). Questa image è stata ribadita a livello attivo (le sue campagne di comunicazione),

passivo (la descrizione dei media) e riflessivo (i comportamenti tenuti nelle varie sedi, istituzionali e non). Questo è anche il motivo per cui tra i suoi sostenitori non destano preoccupazioni l’uso dell’ironia e delle battute in ambito istituzionale: è il modo di parlare comune, è coerente con il personaggio.

Questa immagine è funzionale per il successo solo su un determinato pubblico e, oltretutto, comporta un grosso rischio,quello di vedere limitata la propria sfera privata: avendo messo in mostra il suo privato per costruire la sua immagine ora non ne ha più uno. Possiamo dire che è vittima della sua immagine, non potendo più liberarsene: per riscrivere la sua image sarebbe necessario un lungo lavoro (come quello messo in pratica da Fini ad esempio, che ha ricostruito negli anni la percezione che il pubblico aveva di lui).

Il motivo per cui i giornali esteri criticano così duramente il premier italiano è proprio per questo motivo: non rappresenta le istituzioni, è una persona comune. In un momento di crisi, come quella che sta attraversano il mondo, uno dei valori più importanti è la fiducia: un elemento che si costruisce solo con il tempo e con l’affidabilità. Purtroppo questi due elementi non sono racchiusi nell’uomo della strada, ma nell’uomo delle istituzioni.

La coerenza si lega alla reputazione, ma questa assume importanza solo in base ai pubblici ed ai valori che questi esprimono.

Featured image: Photo by smif – http://flic.kr/p/4oP1FG

2 replies
  1. Antonio Santangelo
    Antonio Santangelo says:

    Analisi interessante.Aggiungerei che quello che lascia perplessi della vicenda della escort, delle fest, ecc., non sono tanto le abitudini sessuali del premier (sono affar suo). Suscita perplessità il fatto che l’uomo comune utilizzi ruolo e luogo pubblico per le sue faccende, lo faccia senza nessun rispetto o precauzione per la funzione pubblica. Immagino che a Palazzo Grazioli, dove si entra ed esce con disinvoltura, vi siano documenti istituzionalmente rilevanti.
    Willy Brandt si è dimesso perché il suo segretario era ricattato dai servizi dell’Est; questo è un Paese di servizi deviati. Per questo l’uomo pubblico ha un comportamento demenziale, imho

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  2. pierotaglia
    pierotaglia says:

    In realtà non sconvolge più di tanto: il merito di Berlusconi è di aver saputo cogliere il “costume italiano”, dove le norme sono consigli e in fondo ognuno si fa gli affari propri. Drammatico secondo me è il fatto che si sia reso evidente questo malcostume in politica, legittimandolo. Negli altri paesi non sono certo santi, vale però la regola che se ti fai cogliere con le mani nel sacco, lasci la scena. Ora da noi a livello di comunicazione non è così: se vengo colto in fallo cerco di difendermi in ogni modo, non ammettendo l’errore ed è forse l’eredità più pesante che ci viene lasciata.
    La questione delle escort è il prezzo che paga per la politica dell’apparire, della massima visibilità. Quando decidi di essere pubblico, purtroppo lo divieni a 360°, soprattutto per quanto riguarda i tuoi comportamenti rilevanti per l’informazione e per i cittadini.

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