Ciao, sei una cavia 



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 2.07.14

L’esperimento di Facebook sulla manipolazione degli status presenti nella timeline è al centro di molte discussioni: in poche parole Facebook, a fini di ricerca, ha provato a verificare l’ipotesi secondo la quale le emozioni sono contagiose e  di conseguenza se le persone, esposte a status più felici, avrebbero condiviso update più allegri e al contrario, se esposte a status più tristi, sarebbero state più cupi.

L’esperimento è avvenuto nel 2012 per due settimane, ha coinvolto più di 600.000 utenti e ha filtrato la presenza di update (non sono stati modificati gli status, solamente si è deciso in maniera automatica cosa far apparire e cosa no).  Qui trovate alcuni dettagli Da questo punto di vista alcune considerazioni:

  • Non è la prima volta che Facebook fa studi comportamentali: Nature, 2010: influenza sul comportamento degli elettori.  Li ha fatti, li sta facendo, continuerà a farli
  • Ogni giorno la vostra Timeline decide arbitrariamente cosa farvi vedere e cosa no secondo logiche piuttosto opache (sappiamo cosa è l’edgerank e più o meno come funziona, ma non possiamo intervenire su di esso). La timeline non è la realtà, ma una rappresentazione arbitraria scelta da terzi 1. Giusto due numeri “every time someone visits News Feed there are on average 1,500 potential stories from friends […] Let’s say the average Facebook user is awake for 17 hours a day. To consume all that stuff, they would take in 88 new items per hour, or 1.5 things per minute. 2
  • Le aziende cercano di sfruttare le continue modifiche dell’edgerank per apparire nelle timeline. Nuovamente: non è la realtà e, oltretutto, Facebook è un’azienda privata alla ricerca di profitti e le aziende presente in piattaforma perseguono gli stessi scopi
  • Nei TOS le ricerche sono previste: How we use the information we receive “for internal operations, including troubleshooting, data analysis, testing, research and service improvement”
  • La manipolazione in rete è relativamente semplice da mettere in atto. I termini psyops o information warfare non sono nati con i Social Network: sicuramente oggi è un’azione alla portata, se non di tutti, di molti (bastano le giuste competenze e il giusto mix di fattori.).
  • Ogni giorno io ed altre persone facciamo A/B testing: verifichiamo quali contenuti funzionano meglio per modificare il comportamento delle persone (o come far compiere ad un target delle azioni preferite). Non è qualcosa di nuovo e scandaloso: succede dentro e fuori da Facebook.

L’ultimo punto è il più interessante: mi rendo conto che per molti scoprire che la maggior parte degli status, pubblicità, landing page possa essere diversa da quella che vede il proprio amico, collega o partner sia qualcosa di nuovo. Non lo è: ogni giorno studiamo i dati comportamentali (azioni compiute dagli utenti) e verifichiamo ipotesi tese al raggiungimento di obiettivi economici. Sinceramente indignarsi perché qualcuno lo fa per motivi di studio e non per ragioni economiche mi lascia perplesso 3 e condivido i tweet presenti in questo articolo di Techcrunch:

Sinceramente ho qualche dubbio sullo studio (per come è stato strutturato e per alcune delle conclusioni a cui arriva, ma aspetto la versione completa prima di trarre delle conclusioni) 4, ma ogni giorno qualcuno sta studiando il vostro (nostro) comportamento per cercare di far compiere delle azioni.

Per cui sì, sei una cavia ( da molto tempo). E non è una cosa negativa o meglio:  vuoi che le cose funzioni meglio? Vuoi vedere quello che ti interessa? Vuoi le offerte personalizzate? Vuoi che le aziende ti trattino come una persona? Al momento questo è il modo per riuscire ad ottenerlo.

Per cui è fondamentale riportare la discussione su uno dei temi centrali, ovvero la privacy e l’uso corretto dei dati da parte ehi, guarda, un’offerta personalizzata!


Featured image: Photo by @cpe – http://flic.kr/p/5UXCPB

Note:

  1. Volendo ne ha parlato in maniera decisamente approfondita, anche se con logiche diverse, Eli Parisier
  2. I dati provengono daquesto articolo di Business Insider
  3. Ovvio che poi avranno utilizzato le informazioni acquisite per migliorare i prodotti
  4. Alcuni dubbi sono già espressi bene in questo articolo
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