Diffamazione e Ingiuria tramite Twitter



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 5.07.12

Ogni tanto tendiamo a sottovalutare i Social Media: “È solo un update, che valore vuoi che abbia? È qualcosa che leggono solo i miei amici, non sarà mica rilevante!”. Poi ogni tanto leggiamo di querele per diffamazione (o più raramente per ingiuria), a causa di update pubblicati, ma questa accuse sono fondate? Oltretutto in alcuni casi si legge di “querela a Twitter” e ci si ride anche sopra, ma che cosa c’è di sbagliato, e soprattutto, che cosa c’è di fondato in una frase del genere, o per lo meno in generale?

Delitti contro l’onore e la reputazione

Prima di tutto dobbiamo inquadrare un minimo cosa sono la diffamazione e l’ingiuria. Questi rientrano tra i delitti contro la persona (titolo XII, capo II del codice penale) e nello specifico si tratta degli articoli 594 e 595. Questi sono entrambi delitti contro l’onore, ovvero l’immagine, la percezione che la persona ha di sé: entriamo quindi in una dimensione soggettiva. Questo è un punto molto delicato dal momento che in alcun casi può esserci una forte discrepanza tra l’idea che il soggetto ha di sé e delle sue azioni e quello che gli altri possono dire. Ad esempio: dire “ladro” a una persona che ha portato capitali all’estero in modo non esattamente trasparente può portare alla diffamazione se il soggetto non ritiene di aver agito da ladro. Oltretutto attribuire un fatto, anche vero, a una persona è molto rischioso: “l’eccepito veritatis” non è un elemento a discolpa (“esclusione della prova liberatoria”). Sempre per fare un esempio (semplificando di molto) dire “tizio è un ladro” è diffamazione mentre dire “tizio il giorno x ha rubato” non è diffamazione (ricordatevi che è una generalizzazione e non stiamo trattando casi specifici).

Diffamazione vs Ingiuria

Presenza

Qual è la differenza principale tra i due articoli in questione? Cosa c’è di diverso tra il 594 e il 595?

594 Chiunque offende l’onore o il decoro di una persona presente

595 Chiunque […] comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione

La differenza è la presenza o meno del soggetto offeso, ovvio, ma sui Social Media, cosa cambia? Ha qualche influsso? Assolutamente sì: molto semplicemente un Tweet “@misterX è un ladro” è ingiuria, “misterX è un ladro” è diffamazione. Citare o meno la persona, cambia molto il tipo di reato e la sanzione: di base l’ingiuria è punita con la reclusione fino a sei mesi o una multa fino a 516,46€, la diffamazione è punita con la reclusione fino ad un anno e la multa fino a 1032€. Ovviamente senza le aggravanti.

Un elemento al quale fare attenzione è “con più persone”: questo significa che devono essere presenti almeno due persone. Su Twitter quanti follower avete? Bene, avete già capito che questo significa che state sempre comunicando con più persone (ovviamente vale anche su Facebook).

Le aggravanti

Entrambi gli articoli hanno alcune aggravanti ma ce ne sono alcuni più interessanti di altri se parliamo di twitter:

594 […]Le pene sono aumentate qualora l’offesa sia commessa in presenza di più persone

595 […] se l’offesa è recata […] con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516€

Se notate entrambi le aggravanti si applicano praticamente sempre: quando scriviamo un update comunichiamo sempre con più persone e il nostro update è pubblico. Non dobbiamo infatti dimenticare che è possibile che qualcuno condivida il nostro status e che quindi gli dia pubblicità (in questo caso la discussione potrebbe complicarsi inserendo la distinzione tra account privato o pubblico, ma ripeto che qui stiamo delineando le linee generali).

Uno degli aspetti più interessanti è però legato alle responsabilità degli editori per quanto riguarda la diffamazione. Nel caso infatti il fatto avvenga su stampa periodica e non, si configura anche la responsabilità del direttore o del vice-direttore o all’editore responsabile (art. 57, 57 bis, 58 bis). Io qui vi dico una cosa: le pagine Facebook sono prodotti editoriali pubblici… fate alcune considerazioni sul tema e sul quanto abbiano senso affermazioni come “la moderazione delle pagine non è importante”, “lasciamo dire tutto agli utenti”, “abbiamo aperto la pagina, ma non la gestiamo”. È un aspetto interessante perché in una sentenza la cassazione ha detto che il direttore non è responsabile “in quanto, data la natura del mezzo stesso, è impossibile, per il direttore della testata online, impedire la pubblicazione dei commenti diffamatori da parte dei lettori che vengono automaticamente pubblicati, senza possibilità di filtro preventivo”. Facebook ha dei filtri preventivi?…

A questo punto è evidente che una querela a Twitter o Facebook (che non sono editori o direttori) non porterebbe a nessun risultato, una querela ai singoli soggetti o ai gestori di pagina quasi sicuramente sì (oltretutto la responsabilità penale è sempre soggettiva). Oltretutto il d.legs 70/2003, dice che i coloro che offrono servizi della società dell’informazione non sono responsabili del controllo preventivo (caso diverso sarebbe quello in cui la piattaforma non collaborasse a seguito di una richiesta formale da parte dell’autorità giudiziaria e della polizia postale).

Foro competente

Il foro competente per questi due reati è quello in cui mi viene notificato o vengo a conoscenza del fatto (ingiuria o diffamazione che sia). Questa è un aspetto non trascurabile in un modo dove l’uso principale di Twitter o Facebook è fatto da smartphone: potrei ad esempio guardare quali sono i tribunali che puniscono con maggiore frequenza i reati di diffamazione o ingiuria (magari grazie agli open data), andare davanti alla sede e leggere l’update geolocalizzandomi aumentando in questo modo le probabilità di successo. Questa non è una cosa nuova: si faceva in passato con i giornali, ora è semplicemente più facile.

Mitigazione

In alcuni casi ci possono essere anche degli elementi che vanno a mitigare le azioni fatte: ad esempio per l’ingiuria se le offese sono reciproche o se le offese vengono svolte durante uno scatto d’ira provocate da un “fatto ingiusto altrui”. Uno scambio di update particolarmente acceso potrebbe essere quindi il primo caso. In caso di diffamazione la rettifica può limitate o portare all’annullamento della richiesta di risarcimento (questo aprirebbe tutta un’altra serie di discussioni).

Conclusioni

Diritto è una materia stupenda e complessa e ho cercato di sintetizzare, semplificare e far emergere alcuni alcune informazioni sui due reati nei quali più spesso potremmo imbatterci (e incorrere) online: molto spesso infatti dimentichiamo la portata dei Social Media e le conseguenze alle quali possono condurre. Per la sua semplicità d’suo, ogni tanto tralasciamo il fatto che il web 2.0 è caratterizzato da velocità di diffusione, persistenza delle pubblicazioni, ricercabilità delle informazioni e replicabilità dei contenuti. Una volta pubblicato è per sempre, non abbiamo più il controllo sul nostro update.

Comunicare su Facebook e Twitter, gestire dei canali, non è esattamente banale: alzarsi al mattino e decidere di aprire un account o una pagina aziendale o personale, può essere un’ottima idea oppure può portare a conseguenze molto dolorose. Da quando sto approfondendo il tema sono sempre più convinto che le policy in azienda siano uno strumento indispensabile, ma non tanto per tutelare l’azienda, quanto proteggere i dipendenti da comportamenti ingenui che potrebbero avere conseguenze legali. Qui abbiamo parlato solo di due reati, ma i Social Media si prestano anche ad altri reati come Concorrenza sleale e (che è reato presente nella 231), Pubblicità ingannevole, Controllo a distanza dei lavoratori, Violazioni di NDA e altre cose.

La nostra libertà di espressione è tutelata dall’art. 21, un articolo stupendo che ho imparato ad amare durante gli anni di università e le lezioni di diritto della comunicazione e dell’informazione: questo, oltre a darci la possibilità di informarci, di scegliere le nostre fonti, di produrre informazioni, pone anche dei vincoli poiché poter dire qualunque cosa non è libertà 😉

Featured image: Photo by mindgutter – http://flic.kr/p/vcMz

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