Impressioni su Ello



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 5.10.14

Da qualche giorno sto esplorando Ello, il nuovo Social Network che minaccia Facebook. Per lo meno questo è quello che si trova su alcuni articoli italiani (come ad esempio sull’Hufftington Post ). Tuttavia dopo alcuni giorni di utilizzo sono abbastanza convinto che siano parole utilizzate in maniera del tutto  casuale: solo chi infatti non l’ha usato o non l’ha mai visto potrebbe usare simili termini.

Perchè?

Partiamo con ordine: perché, tu, Piero, sei corso su questo nuovo Social Network? Semplice, perché è parte del mio lavoro. Se infatti lavori nel campo dei Social Media devi essere sempre aggiornato sulle novità ed esplorare le nuove piattaforme; quando poi c’è qualche articolo di giornale o su Mashable è un motivo in più per analizzare.

Questo è lo stesso ragionamento che fanno altre persone che lavorano nel mio campo: quali sono le potenzialità e le caratteristiche del nuovo Social Media? Posso usarlo all’interno di un nuovo progetto o di una strategia? Quali potrebbero essere le evoluzioni e gli impatti in futuro? Per cui abbiamo uno sguardo clinico e corriamo ad esplorare le novità (essere i primi è molto spesso fondamentale. Infatti se riesci ad utilizzare la nuova piattaforma in maniera creativa o innovativa ci saranno numerosi post: awareness e visibilità per il progetto e il Brand. È sempre più difficile farlo sulle piattaforme note: su quelle nuovo c’è meno competizione).

La conclusione dopo alcuni giorni di utilizzo è che Ello non minaccerà mai Facebook e che chi scrive certi articoli dovrebbe padroneggiare meglio la materia (oppure chiedere).

Cosa è Ello

Si tratta di un nuovo Social Network che vorrebbe essere l’anti-Facebook al momento solo su invito (ogni iscritto può invitare altre 5 persone: è oramai la tecnica standard per fare crescere e in maniera rapida il numero di iscritti. Principio della scarsità: nulla di nuovo).

Il modello di business è il freemium: niente pubblicità, ma per le funzioni aggiuntive si pagherà (al momento Ello ha raccolto 450.000€ di finanziamenti da parte di alcuni Venture Capital, soggetti che di solito vorrebbero almeno rientrare dell’investimento come ha già fatto notare qualcuno). Il focus dovrebbe essere sulla cura dei contenuti e sulla possibilità di ottimizzare il rapporto segnale rumore (quello che Facebook fa in maniera automatica tramite l’edge rank)

Creato da un gruppo di designer, lo sviluppo del sito è guidato da un manifesto a metà tra Stallman e Lanier, dove ci si lamenta della mancanza di privacy, libertà, originalità e dello strapotere delle aziende che fanno pubblicità con i nostri dati. È un progetto verticale (dedicato ad alcuni utenti specifici, Facebook al contrario è per tutti, è orizzontale)

ello manifesto

Lo stai facendo male

La prima cosa che salta all’occhio è che il manifesto non è rispettato nei suoi due punti principali.

We believe in beauty, simplicity and transparency.

Un possibile payoff sarcastico per Ello: così semplice che non capisci come funziona . Nonostante siano designer mi pare che “semplicità” sia stato confuso con “rimuovere”. Togliere opzioni non è necessariamente una semplificazione, è un azione che deve essere studiata: se semplicemente rimuoviamo stiamo complicando la vita alle persone (che non sapranno cosa fare).

La semplicità inoltre è anche coerenza: in Ello al momento non troviamo nulla di tutto questo (disposizione degli elementi, uso dei font, forme, etc.). C’è qualcuno che ha fatto un’analisi molto più approfondita della mia sul design: Ello: a Design Disaster 

Pe cui non abbiamo semplicità e bellezza (capissi cosa fare forse avrei almeno la trasparenza)

We believe a social network can be a tool for empowerment. Not a tool to deceive, coerce and manipulate — but a place to connect, create and celebrate life.

Se la piattaforma vuole essere un luogo dove celebrare la vita e quindi fare content e network curation l’assenza di un network, di contenuti e di opzioni per poterli gestire in maniera efficace è un discreto problema.

Volendo poi essere precisi precisi anche la parte di tracking non è rispettata (le attività degli utenti vengono infatti analizzate per migliorare la piattaforma: è possibile negare questa opzione, ma è presente. Senza contare questo piccolo dettaglio).

Per cui in alcune righe abbiamo visto come l’attenzione agli utenti sia al momento solo una parola vuota su un manifesto (interessante per chi si lamenta della manipolazione: scrivere qualcosa di promettente che poi non rispecchia le caratteristiche del prodotto. Devo averlo già visto da qualche parte)

hello ello

Vanity Metrics

Il fatto di avere 30.000 50.000 o 100.000 iscritti nei primi mesi non significa assolutamente nulla. Il problema non è far iscrivere le persone (anzi, quelli che s’iscrivono all’inizio sono i più curiosi, gli early adopters, gli esploratori, lo farebbero in ogni caso 1): il problema vero è fare in modo che queste persone continuino ad usarlo e ritornino sulla piattaforma.

Il tema di fondo è che in questi anni abbiamo assistito a numerosi esperimenti (Diaspora, Pheed, Path…) che alla fine hanno visto i propri numeri calare. È un comportamento normale e prevedibile: è uno degli elementi che possiamo ricavare anche dalle teorie sul Foraging.

Quanto sforzo è necessario per andare a visitare una nuova piattaforma? Praticamente nessuno: faccio alcuni click, Facebook connect (o in questo caso mail + password) e inizio. Minore è lo sforzo, maggiore è la probabilità che le persone vadano ad esplorare nuovi territori (nuove oasi informative per rimanere nell’ambito del foraging). Peccato che con la stessa facilità con la quale si sono spostati, in mancanza di elementi significativi, le persone tornino sulle piattaforme dalle quali erano partite.

Se guardiamo i nuovi social network è come assistere ad una migrazione animale: migliaia di soggetti che si spostano, esplorano e che se non trovano condizioni migliori ripartono.

Per cui parlare di successo per il numero di utenti iscritti nelle prime settimane è alquanto inutile.

I danni del MVP

Non penso sia questo il caso, ma è una riflessione nata dopo l’uso di Ello. Al momento il sito è considerato in beta: a mio avviso un giudizio particolarmente generose per una soluzione che ha sviluppato 3 funzioni sulle 34 previste. Sembra quasi che sia stato lanciato in fretta, una tendenza oggi piuttosto in voga.

Nel movimento Lean Startup (ma in generale ritroviamo questo principio anche nelle metodologie Agile e Lean) uno degli elementi chiave è il MVP: Minumum Viable Product (Minimo Prodotto Fattibile). L’idea alla base di questo concetto è ragionevole: non avendo certezze sul successo del tuo prodotto, verifica il prima possibile le assunzioni che ci stanno dietro. Principio valido e teso a minimizzare il rischio in condizioni di estrema incertezza.

Questo però non equivale a creare una cosa inutilizzabile e lanciarla nascondendosi dietro parole come Beta e MVP. Per validare proprie assunzioni è necessario farlo su un gruppo limitato (dare 5 inviti a tutti quelli che si iscrivono equivale ad aprirlo al pubblico).

Ultimamente ho apprezzato una modifica al concetto di MVP che il MLP: Minumum Lovable Product (Minimo Prodotto Amabile): non lanciare qualcosa che sia solo fattibile, lancia qualcosa che comunque sia in grado di impressionare positivamente le persone che lo usano. In un ambiente dinamico e ricco come quello digitale non esistono seconde chance (nemmeno nella vita reale, ma all’aumentare della competizione il concetto si estremizza).

Cosa ricorderemo tra due settimane quando qualcuno ci chiederà di Ello? Ah sì, quello che non funziona. Difficilmente qualcuno parlerà della semplicità o dei contenuti o della sua bellezza: sarai ricordato per la cosa che ha colpito maggiormente. Non ti sei fatto amare.

Concludendo

Anche Andrea Contino ha scritto un post di analisi su Ello abbastanza allineato al mio ed è interessante anche quello di Giuliana Laurita

  • Ello è un social network verticale mentre Facebook è orizzontale
  • Al momento è in fase pre-Alpha
  • Le persone difficilmente pagano per i servizi
  • il business model suscita alcune perplessità
  • ci sono dei venture capital
  • Non rispetta il manifesto che dichiara all’inizio
  • Ha grossi problemi di Design, UX e UI
  • È usato dagli early adopters
  • Non sono presenti metriche significative
  • Non ha elementi differenzianti
  • Non è presente una forte motivazione che spinga all’uso

Direi che per ora Facebook può dormire sereno.

Featured image Photo by KungPaoCajun – http://flic.kr/p/nyxCW

Note:

  1. Piccola curiosità: anche se dato per morto gli utenti di Friendfeed sono quelli che più spesso e in massa vanno ad esplorare nuove piattaforme
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