Sostanza, Contenuto e Giornali



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 27.05.12

In semiotica, o meglio in una sua branca, si parla di segno come elemento che riunisce due elementi, sostanza e contenuto. Questi due elementi sono solidali tra loro: non può esserci sostanza senza contenuto e, viceversa, non può esserci contenuto senza  sostanza.

Questo principio non vale solo per i segni, ma per tutta una serie di altri elementi: pensiamo ad esempio ai prodotti che acquistiamo o ai servizi di cui facciamo uso. Un prodotto di cui si parla bene, che mi viene presentato in maniera straordinaria, ma che si rivela poi essere scadente perde di significato : è semplicemente espressione senza contenuto, una bella confezione vuota al suo interno. D’altro canto un servizio eccellente che non viene diffuso “non esiste”: un contenuto che non viene visto ed utilizzato rimane allo stato potenziale, ma non riuscirà mai a realizzarsi, come se volessi comunicare qualcosa semplicemente pensandolo.

Un esempio lampante di questa teoria è data dai giornali, il cui declino sembra inarrestabile. Una delle motivazioni che vengono date è che “internet, il male, ha abituato le persone alle notizie gratis ed ai contenuti scaricabili” quindi non comprano più. Un’analisi decisamente ingenua. Le persone non comprano prodotti privi di contenuto, ma beni ai quali attribuiscono valore e per i quali sono disposte a pagare: questo discorso lo stiamo limitando ai giornali, ma potremmo benissimo estenderlo anche ai film ed alla musica.

Oggi ad esempio è uscito il nuovo giornale “il Fatto Quotidiano“, una tiratura da 138.000 copie andate tutte esaurite nelle prime ore della mattina (e reso quindi disponibile gratuitamente sul sito in formato PDF, operazione intelligentissima dal mio punto di vista), e da domani la tiratura verrà portata a 200.000 copie. Giusto per farsi un idea Corriere e Repubblica sono sulle 500.000 copie, Il giornale e Il sole 24ore sulle 190.00, Libero sulle 120.000 (dati wikipedia).

Sicuramente alcune copie sono andate vendute per curiosità da primo numero, per vedere un nuovo prodotto, ma 200.000 curiosi sono decisamente troppi. Per quale ragione allora ha questo successo? Per il contenuto, offre delle informazioni alla quale gli utenti attribuiscono enorme valore. Pagare per delle notizie che posso trovare grosso modo simili su Ansa, Corriere.it , Repubblica.it, non ha senso, soprattutto perché sono le stesse notizie che potrebbe darmi un blog o un twit, in molti casi in maniera più approfondita o più veloce.

Il successo di un prodotto è determinato dall’unione di questi due elementi, il modo in cui viene presentata e il contenuto che offre (che è forse l’elemento più importante all’interno della coppia). Per fare in modo che un utente paghi un contenuto, cartaceo o on line, bisogna fare in modo che a questo venga attribuito un valore. Affermare che la crisi è dovuta al p2p o ai blogger che diffondono contenuti gratis è una semplice scusa per non fornire un servizio adeguato; se questa tesi fosse vera  i giornali gratuiti come city, metro, o lo stesso giornale lasciato in treno per i viaggiatori starebbero uccidendo il giornalismo italiano.

Nessuno di noi comprerebbe la torta qui sotto, non vedo perché dovremmo fare diversamente per i giornali, i film o la musica.

Featured image: Photo by lenz art – http://flic.kr/p/Hf7Lc

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