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Gli influencer sono cucchiai

La discussione sull’esistenza, la forza e l’utilità dei cosiddetti influencer è uno dei temi che anima spesso le discussioni di chi si occupa di Social Media e di OnLine Media Relations. La mia posizione sul tema è piuttosto radicale, ritengo infatti che non esistano persone in grado di cambiare le idee o i comportamenti dei propri follower con un post o un update; al tempo stesso ritengo che quelli che definiamo impropriamente influencer abbiano un ruolo chiave nelle strategie delle aziende e nelle decisioni d’acquisto.
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Abduzione, induzione, deduzione

Capire in che modo le persone usano i mezzi di comunicazione e in particolare i social media è un compito a mio avviso fondamentale: se comprendo in che modo le persone usano questi strumenti potrò calibrare al meglio le attività di comunicazione e raggiungere gli obiettivi ottimizzando al tempo stesso le risorse. Read more

Content is the King?

Una delle frasi che sento ripetere più spesso, quasi fosse un mantra, è “Content is the King” e, ogni tanto anche quella che può essere considerato la seconda parte “Context is the Queen”. Ritengo queste frasi corrette, ma spesso male interpretate: le aziende che si affacciano al web 2.0 pensano infatti che per ottenere visibilità, interazione e post positivi sia sufficiente produrre post e status update di qualità, dopotutto “content is the king”. Read more

Brand e relazioni sui Social Network

Ultimamente una domanda mi perseguita: I brand possono davvero stabilire delle relazioni all’interno dei Social Network? Oppure stiamo usando un termine improprio che comporta fraintendimenti e obiettivi irrealizzabili?

Sinceramente non ho ancora trovato una risposta definitiva, ma è il caso che inizi a mettere nero su bianco alcune tessere del puzzle che sto componendo. Read more

Tra Facebook e Google

Alcuni giorni fa è stato pubblicato un articolo dove ci si chiedeva se Google debba correre ai ripari dal momento che gli utenti spendono più tempo su Facebook che sul motore di ricerca di Mountain View. Mi è piaciuto molto l’analisi di Alessandra Farabegoli che ritiene giustamente errato comparare le due piattaforme sulla base del tempo speso (ed io sono perfettamente d’accordo).

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Dottore, dottore, dottore del..

Ormai è ufficiale, ne è stata data comunicazione in lungo e in largo su tutte le piattaforme: sono un dottore magistrale in semiotica.

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Sostanza, Contenuto e Giornali

In semiotica, o meglio in una sua branca, si parla di segno come elemento che riunisce due elementi, sostanza e contenuto. Questi due elementi sono solidali tra loro: non può esserci sostanza senza contenuto e, viceversa, non può esserci contenuto senza  sostanza.

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Semioti-che? Cosa studia la semiotica?

Innanzitutto volevo ringraziarvi per aver votato così numerosi.

Vediamo insieme quali sono le risposte corrette e di che cosa si occupa la semiotica.

Partiamo definendo la materia: la semiotica è quella materia che cerca di spiegare come diamo senso alle cose, come attribuiamo significato a ciò che ci circonda.

La semiotica si occupa quindi di segni (complimenti ai 14 che hanno votato segni) e di testi (complimenti a quei cinque): la risposta corretta quindi era duplice. Ma perchè segni e testi? E perchè non di fuffa, simboli e malattie?

  • di malattie se ne occupa la semeiotica, una branca della medicina che studia i segni del corpo per riconoscere le malattie, 
  • i simboli sono dei segni particolari, sono un sottoinsieme
  • la fuffa può essere uno degli argomenti che la semiotica può andare a studiare in quanto testo o segno

Testi e segni. Cosa hanno in comune? Moltissimo. Anche qui definizioni, il modo migliore per essere sicuri di parlare delle stesse cose.

Un testo è uno spazio delimitato da confini, ha una coerenza interna, è regolato da una grammatica ed è scomponibile in unità. Un testo è quindi un immagine, un film, una performance, qualsiasi elemento che risponda agli elementi sopra elencati

E i segni? I segni sono, citando Peirce, padre della semiotica moderna, “qualcosa che sta per qualcos’altro sotto qualche aspetto o capacità per qualcuno” (da qui il titolo del blog). Cioè? Il segno cerca di rendere conto di come il significato passi dall’oggetto al suo referente. Esempio: la parola “cane” è il referente per il il cane in quanto tale, ma perchè ci sia la parola ci vuole qualcuno che la pensi. Inoltre quando penso a “cane”, non penso a tutti le caratteristiche di tutti i cani del mondo che conosco, ma penso solo ad alcune caratteristiche, quindi solo ad alcuni aspetti o capacità.

Quindi abbiamo un interesse verso le modalità di funzionamento dei testi e dei segni, cercando di spiegare come si generi il senso delle cose con le quali entriamo in contatto.

Da qui abbiamo diversi approcci: una semiotica generativa, una semiotica interpretativa ed una sociosemtiotica. Argomenti dei prossimi post.

Spero di essere stato abbastanza chiaro, se ci sono domande sono ben gradite.

Semioti-che?

Inauguriamo un nuovo filone su questo blog: una rubrica di semiotica (mio ispiratore D-U). 

Perchè? 

  1. Perchè nessuno sa davvero cosa studio, salvo rare eccezioni.
  2. Perchè voglio condividere quello che imparo
  3. Per ripassare quello che so e trovare quello che mi manca
  4. Farvi partecipi di una bella materia che si occupa di tutto (anche di pesci e bottoni).
Metterò anche un sondaggio: di che cosa si occupa la semiotica? Vedremo poi le risposte

Umberto Eco: Semiotica ed Internet

Due interessantissime interviste con Umberto Eco tratte da Repubblica.

La prima intervista inizia a 26 sec, mentre la seconda a 18.