Game over

L’ignoranza digitale dei politici



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 14.05.12

È tempo di elezioni comunali e così come a primavera i prati si riempiono di fiori Facebook si riempie di pagine e profili di partiti e candidati.Peccato che l’ignoranza sia ampiamente diffusa e quindi in tantissimi casi i partiti usano i profili al posto delle pagine violando i TOS di Facebook: ho quindi deciso di fare una breve raccolta di questi soggetti.

Complice l’ennesima richiesta e un riassunto sul confronto dei candidati ho deciso di fare un piccolo censimento non esaustivo dei partiti che usano un profilo al posto di una pagina. Inizialmente volevo prendere solo i partiti desenzanesi, ma dato che il materiale era abbondante ho ampliato il raggio di azione e nel giro di un’ora ho raccolto 81 pagine tra associazioni, circoli, partiti e istituzioni: sconforto e disgusto mi hanno impedito di procedere oltre. Stendiamo un velo pietoso sulle PMI e sui negozianti (che sono quelli che potrebbero trarre i maggiori benefici da questi strumenti).

Ecco qui la lista seguita da alcune considerazioni su questo fastfood elettorale. 

Ho già mandato una segnalazione per ognuno di essi (se volete farlo anche voi basta andare sulla pagina premere in alto a destra sull’icona a forma di ingranaggio in parte a “messaggio”: apparirà “segnala/blocca” dopodiché è possibile scegliere l’opzione “questa persona finge di rappresentare qualcuno o è falso” e selezionare “rappresenta un’azienda o un’oragnizzazione”).

GDE Error: Unable to load requested profile.

Considerazioni

Quello che emerge da questa prima carrellata è che i partiti si stanno buttando su Facebook senza però sapere che cosa stanno facendo: ci sono dei casi di eccellenza, anche qui sul lago, ma il fatto che ci sia un numero così elevato di pagine mostra prima di tutto:

  • una scarsa conoscenza della piattaforma, del rispetto delle regole e l’incapacità di usare google per fare una ricerca
  • la mancanza di una strategia sia locale che nazionale
  • la ricerca di soluzioni tecniche, internet come strumento
I partiti che usano i profili al posto delle pagine violano i TOS di Facebook (ho già abbondantemente parlato di questo tema qui) e mostrano come non ci sia un interesse reale verso questi strumenti: la comunicazione realizzata da dilettanti allo sbaraglio, una sorta di corrida digitale dove non si investono dieci minuti per leggere le policy e fare una semplice ricerca sulle cose da fare e da non fare, le famigerate best practice. È semplice: ve lo cerco io. Pressapochismo. Le battaglie sulla legalità per poi violare le condizioni d’uso di una piattaforma mostrano una notevole coerenza d’immagine. Se non sai fare una cosa o non la fai o chiedi a chi la sa fare in modo da evitare figure pessime.
Ognuno per sé sembra la parola d’ordine dei partiti (e di molte aziende). Pagine, immagini, condivisioni, gestioni che cambiano a seconda del luogo e della città: dubito che esistano policy e linee guida per rendere coerenti le presenze in rete. La questione di avere schemi, modelli, pratiche è fondamentale: governance e management non sono parole vuote, ma hanno un’importanza estrema per riuscire a creare una corporate image coerente e non un patchwork repellente. Elaborare e sviluppare modelli di organizzazione e gestione sono e saranno sempre più necessari per una corretta presenza in rete e questo vale sia per le imprese che per i partiti.
Infine il punto più grave: Facebook come soluzione, i Social Netowrk come fastfood politico. Le pagine si aprono prima delle elezioni perché adesso, magicamente, hanno l’urgenza di parlare con il cittadino: dopo essere stato ignorato per i passati quattro anni “candidato, ma io e te, che c’è dovemo dì?”. Che senso ha aprire una pagina appena prima delle elezioni? Se interessava la voce del cittadino si poteva aprire prima (ma sarebbe stata necessaria una strategia di lungo periodo). Appare evidente allora come questi profili aperti in fretta e furia servano da un lato a dare quest’aria di modernità fasulla, dall’altro a cercare di raccogliere i voti in fretta e furia cercando di fare meno fatica possibile. Peccato che non funzioni.

Non è una questione di piattaforme, di strumenti, forse di tecnologia ma principalmente si tratta di atteggiamento. C’è una bella frase di Olivier Blanchard che cito spesso: Social is something that You are, not something that You do.

La mia non è antipolitica, sono solamente stufo dei partiti e dei politici ignoranti, che sottovalutano le cose, che non hanno l’umiltà di chiedere e soprattutto che non vogliono fare lo sforzo di capire.

Featured image: Photo by Chris  Daniel – http://flic.kr/p/63KAiH

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