Tra Facebook e Google



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 27.08.16

Alcuni giorni fa è stato pubblicato un articolo dove ci si chiedeva se Google debba correre ai ripari dal momento che gli utenti spendono più tempo su Facebook che sul motore di ricerca di Mountain View. Mi è piaciuto molto l’analisi di Alessandra Farabegoli che ritiene giustamente errato comparare le due piattaforme sulla base del tempo speso (ed io sono perfettamente d’accordo).

Paragonare due entità così diverse è come mettere a confronto un cavallo e un cane: sono entrambi mammiferi, ma sono estremamente diversi tra loro non solo per la taglia (anche se esistono cavalli nani e cani giganti), ma soprattutto per la loro natura, per i loro comportamenti (ricordiamo che il cane è un predatore, il cavallo è una preda).

A questo punto vediamo di capire per quale ragione non è corretto valutare questi due Media usando come parametro il tempo speso.

La prima domanda alla quale dobbiamo dare risposta è: Google e Facebook hanno la stessa funzione?

Google è un motore di ricerca e quindi la sua funzione è indirizzare le persone verso le informazioni nel minor tempo possibile; Facebook è un Social Network, la sua affordance  è di mettere in contatto le persone facendo in modo che sviluppino delle relazioni e dei legami tra loro e, per questo, è necessario investire molto tempo. Vediamo quindi che da un lato abbiamo come obiettivo la diminuzione dei tempi, dall’altra l’aumento: paragonare quindi questi dati è interessante, ma privo di reale significato.

Da questo punto di vista è interessante vedere quali effetti ha Google Instant, la nuova modalità di ricerca sviluppata e implementata in questi giorni dal colosso di Montain View: secondo i produttori questa nuova modalità consentirà agli utenti di risparmiare 5 secondi per ogni ricerca (andando ad abbassare ulteriormente il tempo di permanenza su Google). Se analizziamo dal punto di vista del foraging vediamo come questo si ripercuota sul Gain (guadagno) per patch, dal momento che diminuisce il tempo speso tra un’oasi informativa  e l’altra (time between patch tB) e l’inclinazione di R (optimal Gain) aumenta.

La diminuzione del tempo tra le patch aumenta l'inclinazione di R e di conseguenza il tempo speso nella patch dimiuisce

La diminuzione del tempo tra le patch aumenta l’inclinazione di R e di conseguenza il tempo speso nella patch dimiuisce

Se lo confrontiamo con il diagramma dell’altra volta possiamo notare come al diminuire di tB (time between patch) diminuisca anche il tempo speso nelle oasi informative tW (time within patch): passiamo infatti da t1 a t2.  Volendo quindi azzardare una predizione possiamo affermare che con la diminuzione dei tempi della search di Google diminuirà il tempo che gli utenti saranno disposti a passare alla ricerca delle informazioni (solo il 47% degli utenti scende sotto la piega della SERP) e all’interno dei siti (che ricordiamo è già piuttosto basso: al massimo due minuti all’interno dei portali e 27 secondi su una pagina stando ai dati di Nielsen in Web Usability 2.0).

Il confronto delle variazioni di R al diminuire dei tempi between patch

Il confronto delle variazioni di R al diminuire dei tempi between patch

 

A questo punto vediamo un ultima cosa: perché dovrei scegliere Google rispetto ad altri motori di ricerca? Proprio per il tempo che risparmio. Abbiamo parlato della diminuzione di tB (tempo di ricerca) e relativo aumento di R; ma l’aumento dell’inclinazione di del guadagno ottimale può avvenire anche se la patch è estremamente “nutriente”. Vediamo quindi in figura cosa succede se il aumenta la funzione di guadagno g(tW): il tempo speso nell’oasi diminuisce.

Aumentando la funzione di guadagno nella patch il tempo speso nell'oasi informativa diminuisce

Aumentando la funzione di guadagno nella patch il tempo speso nell’oasi informativa diminuisce

 

Mettiamo adesso a confronto Google Instant (in viola) con un altro motore di ricerca (in azzurro): l’Istant Search rende Google molto più appetitoso di altri motori di ricerca.

Se tB è costante, vediamo come al cambiare della funzione di g diminuisca il tempo speso nelle patch

Se tB è costante, vediamo come al cambiare della funzione di g diminuisca il tempo speso nelle patch

 

Tornando quindi al discorso iniziale abbiamo visto che paragonare il tempo speso su Facebook e Google sia fuorviante e sostanzialmente errato.Questo dovrebbe far porre l’attenzione anche su un altro particolare: quando facciamo delle attività online e prepariamo delle strategie ci concentriamo sui valori significativi o adottiamo degli indicatori privi di senso? Il caso classico è il numero di Fan (likers) su Facebook.

Il numero di likers non dovrebbe rappresentare, dal mio punto di vista, l’unico metro in base al quale valutare l’andamento della propria strategia di presenza online: se ho una pagina con 10.000 fan, e nessuno di questi interagisce o si relaziona in maniera significativa, potrebbe essere anche un gruppo vuoto e non cambierebbe nulla.

Cosa scegliere quindi come indicatore su Facebook? Dipende dagli obiettivi che ci siamo posti: aumentare le vendite? Migliorare il posizionamento? Conquistare un nuovo segmento? Marketing research?… In base a cosa vogliamo fare dovremo selezionare lo strumento più adatto (no, l’ascolto non è un obiettivo, ma uno strumento per raggiungere i proprio target) e, sempre in base a strumenti e scopi, selezioneremo gli indicatori per valutare il nostro operato.

Header image: Photo by Frank Gruber – http://flic.kr/p/kcP5q

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